Frida Kahlo e Diego Riviera, aperta a Padova (unica tappa italiana) la grande mostra corale
La rassegna ha aperto al pubblico ieri, “Festa degli innamorati”. Sarà visitabile sino al prossimo 4 giugno
Frida Kahlo e Diego Rivera: una delle più travolgenti storie d’amore e di passione dell’intera storia dell’arte.
Frida Kahlo e Diego Riviera, aperta a Padova (unica tappa italiana) la grande mostra corale
A Padova, al Centro Culturale Altinate San Gaetano, dal 14 febbraio al 4 giugno 2023, una grande, corale mostra racconta i due artisti messicani, assurti a miti a livello planetario. Padova unica tappa italiana di uno storico tour mondiale.
E' stata inaugurata ieri, martedì 14 febbraio 2023, giorno di San Valentino, la prestigiosa rassegna promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, organizzata dalla Vergel Foundation, MondoMostre e Skira, in collaborazione con l’Instituto Nacional de Bellas Artes y Literatura (INBAL), con la curatela di Daniela Ferretti.
Il nucleo fondamentale delle opere giunge dalla celeberrima collezione statunitense di Jacques e Natasha Gelman, lui regista di successo e raffinato collezionista, lei che, dopo la morte di lui, continua, con brillante competenza, ad arricchire la collezione, al motto – come ricorda nel suo saggio in catalogo Daniela Ferretti - “Adesso mi tocca lavorare per due”.
I coniugi, che pur nella loro collezione contavano sul meglio dell’arte contemporanea europea, da Balthus, a Chagall, Giacometti, Matisse, Picasso, al giovane Bacon, ebbero un rapporto particolarmente intenso con i due artisti messicani, dai quali si fecero anche ritrarre. Così nella loro collezione entrarono le diverse fondamentali opere di Frida, tra le quali i suoi più celebri autoritratti, e di Diego, presenti in mostra.
Un'esposizione corale
È una esposizione corale, quella che viene proposta al San Gaetano. Accanto alla grande pittura (ben 23 le opere di Frida Kahlo e 9 quelle di Diego Rivera), ad essere proposta, e non a caso, è anche la fotografia. Karl Wilhem Kahlo, ebreo tedesco emigrato in Messico, era un abile fotografo d’architettura. Frida, giovanissima, lo accompagnava nelle sue campagne in giro per il Messico e questa collaborazione influenzò molto la sua arte, a partire dalla “consuetudine con la oggettività ed anche la crudezza di chi maneggia una macchina fotografica” fino alla rigorosa costruzione dell’immagine e al minuzioso gusto per il dettaglio”, scrive Dario Dalla Lana.
Frida, così come, in modo più limitato Diego, attrasse l’attenzione dei migliori fotografi internazionali del suo tempo. In mostra ritratti realizzati da Héctor Garcia, Manuel Álvarez Bravo, Giséle Freund, Martin Munkacsi, Nickolas Muray, Lucienne Bloch, Edward Weston.
Una sezione, coloratissima, è infine riservata ai costumi messicani, i cui colori si riverberano nelle opere di lei e nelle opere, dai murales agli oli su tela, di lui.
L’assessore alla cultura Andrea Colasio spiega:
“Una coppia di artisti unica e anche per questo apriremo il giorno di San Valentino. Sarà una grande mostra che racconta la vita di una grande coppia internazionale Frida Kahlo e Diego Rivera. Una coppia che rappresenta un grandissimo pezzo di storia, una mostra che viene da Melbourne, è tre anni che gira per il mondo, è stata a Londra e a New York e l’unica tappa italiana è a Padova al San Gaetano. La nostra città anche grazie all’Urbs Picta rappresenta uno snodo importante del viaggio di questa mostra, 23 opere di Frida Kahlo , 9 di Diego Rivera, e moltissime fotografie e ritratti eseguiti da famosi artisti dell’epoca, che tornerà a Città del Messico da dove è partita per non spostarsi più nei prossimi anni. È quindi una occasione irripetibile per confrontarsi con un’artista la cui cifra è assolutamente unica, non riconducibile e categorie tradizionali. Lei amava dire che il suo approccio alla pittura era il realismo magico chedescriveva così in una frase: è come aprire un armadio e invece di trovarci vestiti trovare un leone. Lei ha un rapporto fortissimo non solo con Rivera ma anche con la sua malattia che la assilla fin da bambina che era stata accentuata da un gravissimo incidente quando aveva 18 anni. Dovette rimanere a letto per quasi due anni eper lei la madre realizzò un letto a baldacchino con uno specchio. Ecco che così lei che non si era mai occupata di pittura cominciò a fare i suoi autoritratti, perché quello che poteva vedere nello specchio era lei. Questi autoritratti suscitano l’interesse prima di Rivera, poi di Kandinski, di Andrè Breton. Frida Kahlo è stata un personaggio assolutamente unico, eversivo, fu iscritta al partito comunista, sostenitrice di un recupero delle tradizioni precolombiane, molto attenta all’identità dei nativi messicani, è una anticipatrice dell’innovazione dei costumi, ebbe moltissimi rapporti con uomini e con donne, era certamente per l’epoca estremamente trasgressiva, come lo era il marito, che sposò, dal quale poi si separò e divorziò per poi risposare ancora in un rapporto intensissimo e ma complesso. Non potè avere figli a causa del terribile incidente accadutole nel 1925, e questo fu assieme al dolore fisico, il suo grande dramma. È davvero una grande mostra che mi auguro possa trovare una risposta positiva nel pubblico non solo padovano e veneto”.
È il Messico iconico, forte, vivo quello che emerge in questa mostra, quella terra e quelle persone che nella parte centrale del ‘900 attrasse intellettuali, artisti, militanti e avventurieri dal Vecchio Continente. E nessuno come Frida Kahlo e Diego Rivera ha saputo tradurre nell’arte quel mondo di passione, bellezza, forza e sofferenza.
Victoria Combalía, nel suo intervento in catalogo, si chiede: “Chi era davvero Frida Kahlo? Perché così tanta gente è affascinata, in ugual misura, dalla sua vita e dalle sue opere? La risposta, o una delle diverse possibili risposte, la trova nel racconto della sua nascita. “Magdalena Carmen Frida Kahlo Calderón venne al mondo il 6 luglio 1907 nel quartiere di Coyoacán, a Città del Messico. Anni dopo avrebbe dedicato un quadro alla propria nascita: una bimba che sembra morta sorge da una donna il cui volto è celato da un lenzuolo; sul letto, un’effigie dell’Addolorata trafitta dalle spade, come una sorta di presagio di tutte le disgrazie a venire.
Con grande perspicacia e una buona dose di maschilismo, Diego Rivera disse che Frida esprimeva “con franchezza assoluta e in modo tranquillamente feroce, i fatti generali che riguardano esclusivamente le donne”. Per lui, come per Picasso, la donna era destinata a soffrire. Non a caso aveva affermato: “Quanto più amo una donna, tanto più desidero ferirla”.
In realtà sembrano essere esistite tre Frida differenti, se non di più. Una è quella rivelata dalle lettere e dagli scritti dell’artista: una persona sofferente e instabile, ma anche vivace, politicamente combattiva, sempre in cerca di amore, contraddittoria, ironica e dotata di un grande senso dell’umorismo. La seconda è la Frida altezzosa che inchioda lo sguardo sull’osservatore fino a ipnotizzarlo, impassibile e con il viso leggermente reclinato da un lato. L’ultima è quella che, senza mai trascurare la fierezza e il contegno, si presenta come una maschera di dolore; l’icona, ben presto convertitasi in simbolo della sofferenza delle donne, su cui si fonda l’interpretazione della sua pittura come una rivendicazione della condizione femminile. Oggi come ieri, il mito di Frida Kahlo continua a vivere”.
Per entrare nel mondo della coppia di artisti messicani, sarà disponibile una ricca offerta di attività didattiche per le scuole di ogni ordine e grado e per il pubblico adulto.
L'intervento dell'assessore Colasio
Andrea Colasio assessore alla cultura del Comune di Padova spiega ancora:
“Rivera viaggiò 14 anni in giro per l’Europa, in Francia, in Spagna, e ovviamente in Italia dove si confrontò con i grandi maestri. Eravamo in dubbio se fosse venuto a Padova: in realtà abbiamo trovato un disegno che lui fece della Cappella Ovetari alla chiesa degli Eremitani, scrivendo a fianco un testo in francese, nel 1921, e sicuramente lui entrò nella Cappella degli Scrovegni. Lo si capisce bene anche guardando la sua opera intitolata “La morte del peone” e confrontandola con la deposizione di Cristo dipinta da Giotto in Cappella. Ma c’è di più.
Quando lui arriva in Europa, lui non è un muralista, è solo dopo il confronto con i cicli parietali affrescati, in Cappella degli Scrovegni, del 14° secolo e successivi, che lui tornando in Messico, con la medesima filosofia etico – poetica inizia a raccontare la rivoluzione. Pensate cos’è l’opera giottesca, è un racconto per il popolo con funzioni didattiche, e cos’è se non questo il muralismo in Messico? Ma c’è un altro circuito incredibile, nel 1933 Sironi scrive il Manifesto del Muralismo, lo firmano anche Campigli e Carrà, e proprio Campigli nel 1939 fa l’operazione degli affreschi al Liviano. C’è un’assonanza incredibile con il murale di San Francisco realizzato da Rivera. Anche qui la storia, come fondamento della legittimazione di un nuovo potere, un nuovo potere in Messico, cioè la rivoluzione, un nuovo potere in Italia, il fascismo. E’ evidente la diversa intenzionalità politica, ma lo strumento è lo stesso, le grandi opere murali. E’ affascinante perchè in qualche modo Diego Rivera è tornato a Padova dove ha lasciato tracce importanti che ci riportano ancora a Padova in un viaggio di andata e ritorno: Rivera-Giotto, Rivera-Mantegna, Rivera-Campigli, una storia incredibile che si interseca con il corpo di Frida Kahlo, che con il suo corpo frantumato è come una sacerdotessa amata dai messicani. I rimandi storici sono incredibili, la vicenda umana di questi due grandi protagonisti della storia non solo dell’arte del ‘900 è raccontata in modo affascinante in questa Mostra da non perdere”.
Quando
Dal 14 febbraio al 4 giugno 2023
Orari: da lunedì a giovedì, sabato e domenica, dalle 10:00 19:30 (ultimo ingresso ore 19:00); venerdì dalle 10:00 alle 22:00 (ultimo ingresso ore 21:30).
Aperture straordinarie:
- 14 febbraio, dalle ore 15:00 alle 21:00
- 9 aprile, dalle ore 10:00 alle 19:30
- 25 aprile, dalle ore 10:00 alle 19:30
- 1 maggio, dalle ore 10:00 alle 19:30
- 2 giugno, dalle ore 10:00 alle 22:30
Per conoscere i costi e le modalità di accesso: https://mostrafridapadova.it
Foto copertina
Frida Kahlo
Diego on My Mind (Self-portrait as
Tehuana), 1943
Oil on canvas, 76 x 61 cm
The Jacques and Natasha Gelman
Collection of 20th Century Mexican
Art and the Vergel Foundation
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