Tragedia Marmolada, il dolore dei familiari nella ricorrenza e l'amarezza per l'archiviazione: "Inaccettabile"
Undici vittime, tra cui Davide Miotti (di Cittadella) ed Erika Campagnaro. Il fratello di lui perplesso sulla decisione della Giustizia
Un anno senza Davide ed Erika. Il ricordo della tragedia della Marmolada e l'amarezza dei familiari per l'esito giudiziario con la richiesta di archiviazione. Nessun colpevole.
Tragedia Marmolada, il dolore dei familiari nella ricorrenza e l'amarezza per l'archiviazione: "Inaccettabile"
Il ricordo, ancora troppo doloroso, e l'amarezza per i recenti sviluppi giudiziari. Un anno dalla tragedia della Marmolada, che si portò via 11 vite tra cui quelle del padovano (originario di Cittadella) Davide Miotti, guida alpina 51enne, e della compagna Erika Campagnaro, 45 anni.
E al dolore che si rinnova in occasione del primo anniversario del disastro, si aggiunge ora il retrogusto amaro, per i familiari delle vittime, della decisione della Giustizia di archiviare l'inchiesta, con la motivazione che la tragedia sarebbe stata "imprevedibile". Insomma, nessun responsabile.
Un esito giudiziario che lascia perplesso in particolare il fratello di Davide, Luca Miotti, che, come detto ai microfoni Rai, ritiene "inaccettabile" non ci sia alcun colpevole. "Non è possibile che milioni di metri cubi di ghiaccio, rocce e fango siano crollati così da un giorno all'altro". In sostanza, secondo il fratello della vittima, ci sarebbero stati segnali chiari delle condizioni di scarsa sicurezza e pericolo di quell'area, tali da - come si sta facendo ora per altri sentieri di montagna nella fasce orarie più calde - arrivare anche alla chiusura, impedendo l'accesso e qualsiasi escursione.
Le parole del presidente Zaia
“È trascorso un anno dalla tragedia della Marmolada nella quale hanno perso la vita undici persone. Il Veneto è stato il territorio che ha avuto il maggior numero di vittime, otto sono i veneti che hanno perso la vita: Filippo Bari, Tommaso Carollo, Paolo Dani, Nicolò Zavatta, Davide Miotti, Erika Campagnaro, Gianmarco Gallina e Manuela Piran.
Una tragedia che ha colpito chi la montagna l’amava, la viveva e la affrontava pienamente. Una tragedia che ha lasciato il segno: un dolore indimenticabile nelle famiglie delle vittime e dei feriti, di chi si è speso per portare aiuto. I segni sul ghiacciaio della Regina delle Dolomiti si possono ancora osservare, è una ferita aperta."
Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia ricorda l’anniversario della tragedia della Marmolada che “ci spinge a tenere a mente quanto sia fragile il territorio delle nostre montagne e quanto sia cambiato e stia cambiando, anche a causa dell’evoluzione climatica”.
Tutti ricordano quel giorno. Era domenica 3 luglio e c'era il sole, ma quella che sembrava una giornata perfetta per una scalata sulla regina delle Dolomiti si è trasformata in tragedia. Il problema era proprio quella giornata così limpida e calda, un caldo anomalo con cui abbiamo dovuto far i conti. Infatti alle 13.43 si è registrato il crollo della parte sommitale del ghiacciaio e il distacco di una massa enorme di ghiaccio e pietra che ha travolto gli alpinisti.
La montagna va comunque vissuta anche nel ricordo di chi non c'è più
“La tragedia della Marmolada rimarrà una cicatrice del nostro Veneto che non potremo dimenticare. – ha aggiunto il Presidente Zaia - Abbiamo perso delle vite, le abbiamo piante insieme ai famigliari. Voglio ricordare gli sforzi dei soccorritori, che hanno dato il massimo in quelle ore complicate: senza poter sapere se potessero cadere altre scariche, si sono fatti lasciare dagli elicotteri sul ghiacciaio, ponendo la propria incolumità un passo indietro lo spirito di servizio. Grazie al Soccorso Alpino veneto e trentino, agli uomini del SUEM 118, ai Vigili del Fuoco e alle Forze dell’Ordine. E anche agli uomini delle istituzioni e della Protezione Civile, tutti uniti in uno sforzo corale che ha esaltato le capacità di soccorso.
La montagna – ha concluso Zaia – rappresenta in Veneto uno dei pezzi di territorio più straordinari e apprezzati e, come tale, dobbiamo fare ogni sforzo per rispettarla e averne cura. Ma con la consapevolezza che anche un ambiente molto frequentato e apparentemente ‘friendly’, come le nostre Dolomiti, può esprimere fenomeni imprevedibili, intensi, pericolosi: sono le leggi della natura, dove il potere dell’uomo non può che arrendersi. La montagna va vissuta, va visitata, va esplorata, non deve trasformarsi in un museo intoccabile che si guarda da lontano. Anche nel ricordo di chi, quel giorno, ha perso la vita o è rimasto ferito, praticando l’attività che amava”.
Una lapide e una statua della Madonna in ricordo delle vittime
Per non dimenticare tutto questo è stata posizionata a Passo Fedaia una lapide che recita
"Nel solco di questa roccia tanto amata nella stretta del candido ghiaccio avete lasciato la vita. A voi il nostro più caro ricordo e la nostra preghiera".
Nel luogo del crollo invece, dove sono state organizzate diverse celebrazioni in suffraggio, alcuni operai stanno scavando una nicchia che ospiterà una statua della Madonna.