Il processo

Femminicidio di Giada Zanola, un detenuto accusa Favero di avergli confessato il delitto

In videocollegamento dal carcere di Rovigo, il detenuto 69enne ha raccontato quanto sarebbe stato confidato dall’imputato

Femminicidio di Giada Zanola, un detenuto accusa Favero di avergli confessato il delitto

Tra confidenze raccolte in carcere e nuovi elementi emersi in aula, il processo per il femminicidio di Giada Zanola entra in una fase cruciale.

Mercoledì 17 dicembre 2025, davanti alla Corte d’Assise di Padova si è tenuta la quarta udienza del procedimento a carico di Andrea Favero, 39 anni, autotrasportatore sotto accusa per aver ucciso l’ex compagna gettandola da un cavalcavia sull’autostrada A4, nella notte tra il 28 e il 29 maggio 2024 a Vigonza, dove la coppia viveva con il figlio.

Giada Zanola

L’imputazione è di omicidio volontario aggravato sia dal rapporto di convivenza sia dalla premeditazione.

Giada Zanola, un detenuto accusa Favero: “Mi ha confessato l’omicidio”

Al centro dell’udienza la testimonianza di un detenuto sessantanovenne che ha condiviso per mesi con Favero la detenzione nel carcere Due Palazzi di Padova.

Il detenuto, condannato per omicidio ed evasione e ora recluso a Rovigo, è stato ascoltato in videoconferenza e ha raccontato di numerosi colloqui avvenuti durante l’ora d’aria.

Andrea Favero

Secondo quanto riferito, Favero gli avrebbe confessato il delitto, spiegando di aver ucciso Giada Zanola perché convinto di essere stato tradito.

Il detenuto ha parlato di una ricostruzione dettagliata: la vittima sarebbe stata sedata con psicofarmaci, caricata di peso sull’auto e poi gettata dal cavalcavia.

Sempre secondo il testimone, Favero avrebbe più volte parlato negativamente della ex compagna, sostenendo che davanti ai giudici avrebbe mantenuto la versione del suicidio.

La medico legale conferma la presenza di tracce biologiche

Alla deposizione del detenuto si è aggiunto l’intervento della medico legale Luciana Caenazzo, incaricata di analizzare alcuni reperti.

La consulente ha riferito che dai tamponi effettuati sulle parti intime della vittima è emersa la presenza di liquido seminale riconducibile a Favero, elemento che indica un rapporto sessuale avvenuto nelle 24 ore precedenti al prelievo dei campioni.

Un dato che apre ora un ulteriore fronte nel dibattimento, chiamato a chiarire se quel rapporto fosse consensuale o se rientri nel quadro accusatorio.