Processo tamponi rapidi, assolti Rigoli e Simionato per "insussistenza del fatto"
La sentenza, emessa dal giudice Laura Chillemi giovedì 23 gennaio 2025, ha posto fine al procedimento giudiziario
Il Tribunale di Padova ha assolto Roberto Rigoli e Patrizia Simionato, rispettivamente ex coordinatore delle microbiologie del Veneto ed ex direttore generale di Azienda Zero, con la formula "per insussistenza del fatto". La sentenza, emessa dal giudice Laura Chillemi giovedì 23 gennaio 2025, ha posto fine al procedimento giudiziario relativo al cosiddetto "caso tamponi rapidi".
Tamponi rapidi, assolti Rigoli e Simionato per "insussistenza del fatto"
Qualche minuto dopo le 14, il giudice Laura Chillemi ha letto la sentenza che ha assolto Roberto Rigoli e Patrizia Simionato con la formula "per insussistenza del fatto", ponendo fine al processo sui cosiddetti tamponi rapidi per il Coronavirus. La decisione è giunta a dibattimento in corso, rappresentando un colpo di scena che ha concluso il procedimento giudiziario.
Nella precedente udienza, il giudice aveva chiesto alle parti di valutare l’applicazione dell’articolo 129 del codice di procedura penale, che consente l'assoluzione degli imputati in presenza di una qualsiasi condizione che impedisca di procedere. Su questa base, sono cadute le accuse di falso ideologico e turbativa d’asta, sostenute dal pubblico ministero Benedetto Roberti. Secondo l’accusa, Rigoli, ex direttore delle microbiologie del Veneto, avrebbe utilizzato i tamponi rapidi senza verificarne l’efficacia, mentre Simionato avrebbe autorizzato la spesa.
Le accuse
Rigoli e Simionato erano stati accusati di concorso in falsità ideologica in atti pubblici commessa da un pubblico ufficiale e turbativa d'asta nella procedura di scelta del contraente. Rigoli, inoltre, era stato chiamato a rispondere dell'accusa di depistaggio.
L'indagine era scaturita da un esposto presentato da Andrea Crisanti, ex professore di Microbiologia presso l'Università di Padova e attualmente senatore del Partito Democratico. Secondo quanto riportato, Crisanti aveva sollevato dubbi sulla precisione dei test rapidi antigenici per il Covid-19 forniti dall'azienda Abbott e adottati dalla Regione Veneto, sostenendo che mancassero adeguate sperimentazioni preliminari. L'accusa aveva ipotizzato un'alterazione del procedimento amministrativo di affidamento diretto, gestito da Azienda Zero, per favorire la fornitura di 480.000 test rapidi nel 2020, per un valore complessivo di 2,16 milioni di euro.
Nonostante le accuse, la Regione Veneto non si era costituita parte civile nel processo e la sentenza ha definitivamente chiarito l'assenza di irregolarità nella gestione dell'appalto.
Zaia: "Trionfo della giustizia e della verità"
“Non appena appresa la sentenza, mi sono congratulato con la dottoressa Patrizia Simionato e il dottor Roberto Rigoli. È una notizia bellissima: si ripristina e si ristabilisce la verità, dopo anni di insinuazioni, accuse e le peggiori cose che abbiamo sentito dire. Ho sempre difeso questi due professionisti della sanità del Veneto, e penso che questa sentenza rappresenti anche una giusta riabilitazione sociale verso persone che hanno sofferto molto. Si tratta di professionisti che hanno subito pesanti conseguenze, anche sul fronte della salute, a causa di accuse impensabili e inimmaginabili”, dichiara Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto, dopo la sentenza di assoluzione nei confronti dei due dirigenti pronunciata oggi dal Tribunale di Padova.
“Voglio pubblicamente ricordare – ed è il caso di farlo – che, dinnanzi a Rigoli, ci troviamo di fronte a un medico che ha fatto il giuramento di Ippocrate e ha sempre dedicato il proprio impegno prioritario alla cura dei cittadini. Rigoli è stato una figura fondamentale nel delicato periodo del COVID, una persona che, in un momento pandemico di grandissima incertezza, ci ha permesso di andare oltre le difficoltà e gli ostacoli. È stato, ed è tuttora, una persona che ha messo a disposizione tutta la sua conoscenza a beneficio della comunità. Ricordo, inoltre, che il dottor Rigoli, allora primario della Microbiologia di Treviso, ha rinunciato completamente alla libera professione durante il Covid, dedicandosi anima e corpo ai pazienti. Il mio pensiero va anche alla dottoressa Simionato, una validissima manager che ho scelto di riconfermare come direttore generale a Vicenza. La dottoressa Simionato, in modo integerrimo e con grande determinazione, ha gestito Azienda Zero durante il Covid, affrontando ingenti volumi di lavoro relativi all’acquisto di materiali, appalti e tamponi, il tutto con assoluta trasparenza e professionalità.”, aggiunge il Presidente Zaia.
“Con questa sentenza trionfano la giustizia e la democrazia, e si rinnova la piena fiducia nella magistratura. Resta tuttavia l’amaro in bocca per la gogna pubblica e mediatica subita da questi due dirigenti, che sono stati letteralmente maltrattati dopo essersi impegnati in prima fila per la collettività. Auspico che i mass media, e tutti coloro che, spesso con troppa fretta, hanno puntato il dito contro questi due professionisti, riportando fatti e circostanze poi smentiti dalla sentenza, diano oggi il loro contributo per restituire pienamente l’onore alla dottoressa Simionato e al dottor Rigoli. Ripeto: sono due figure di assoluto spicco e moralità. È evidente che qualcuno ha voluto strumentalizzare l’inchiesta per ledere l’onorabilità di questi dirigenti e della Regione, ipotizzando presunti fatti illeciti o, peggio ancora, che fosse stata messa a rischio la salute dei cittadini. Tutto ciò è inaccettabile”, prosegue il Presidente.
Che conclude dicendo: “Resta un’ultima considerazione. Le carte processuali erano chiare e tutte le argomentazioni e spiegazioni sul caso erano state presentate fin dall’inizio di questo iter giudiziario. Mi chiedo quale fosse lo scopo di impiegare risorse, tempo e personale della pubblica amministrazione, esponendo questi professionisti e la nostra sanità a polemiche, accuse e attacchi politici, per poi arrivare a un’assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste. Sentenza che inoltre è arrivata a processo ancora in corso, una formula permessa dalla legge quando dinnanzi ai giudici è evidente l’innocenza dell’imputato. Non penso serva aggiungere altro.”