Elezioni al liceo, preside nega allo studente trans di usare il nome maschile
Il giovane ha dovuto spiegare perché il giorno delle elezioni gli studenti avrebbero dovuto barrare un nome diverso da quello con cui invece sono abituati a chiamarlo.
Una vicenda che sta facendo molto discutere.
L’indignazione del giovane studente
Momenti di tensione al liceo classico Tito Livio di Padova nella giornata di giovedì 22 ottobre 2020 durante le candidature per i rappresentanti d’istituto. Gabriele (nome di fantasia), 16 anni, ha deciso di candidatrsi a rappresentante d’istituto nel suo liceo ma sulle schede elettorali è stato stampato un altro nome, Rossana (nome di fantasia) con cui è registrato all’anagrafe, corrispondente al genere in cui lui ormai non si riconosce più. Il giovane è stato così costretto a fare coming out in streaming, durante la presentazione delle candidature, di fronte a tutti i compagni.
La negazione da parte del preside
Il ragazzo aveva chiesto di poter cambiare il nome scritto sulla lista ma, dopo il rifiuto del dirigente scolastico che ha ribadito come il nome da indicare sul documento ufficiale dev’essere lo stesso che è stato registrato all’anagrafe, si è visto costretto a fare coming out nel momento in cui lui non lo riteneva idoneo. Lo studente ha dovuto spiegare in videoconferenza a una grande rappresentanza dei 900 studenti dell’istituto, il motivo per cui il giorno delle elezioni avrebbero dovuto barrare un nome diverso da quello con cui invece sono abituati a chiamarlo. Gabriele ha spiegato:
“Il problema non è nel documento ufficiale ma nel fatto che mi ha obbligato, grazie al dettaglio del nome, a fare coming out con una serie di persone con cui avrei preferito non fare, ad espormi con tutto il liceo che mi stava guardando. Ho dovuto spiegare la mia esistenza, il mio nome, mettendomi in pericolo. Sappiamo che se questo fosse un mondo idilliaco, senza discriminazione, non mi sarei preoccupato. La transfobia e le discriminazioni sono all’ordine del giorno e io non potevo andare lì a dire è il mio nome, la mia identità, sapevo che i 900 studenti che vengono da contesti diversi non tutti la pensano come me, non tutti hanno le famiglie che ho io. Per non parlare dei professori che ora lo sapranno perché stavano guardando la diretta e hanno una mentalità diversa da noi che siamo giovani e sappiamo di cosa stiamo parlando. Persone che non sanno nemmeno cosa significa trans, a volte non lo sappiamo nemmeno noi, spero che tutto questo non mi crei problemi. Ora non posso entrare il primo giorno di scuola e sentirmi sicuro, chiedo scusa alle mie amiche che hanno dovuto saperlo così, io avrei voluto parlare con loro e dirglielo con calma, mi dispiace, sono un vostro amico e avrei volto dirvelo in prima persona”.
Convocato il collettivo
Per domani martedì 27 ottobre 2020 alle 14.30 è stato convocato il “collettivo del Tito” a Parato della Valle. Per l’occasione si parlerà di transessualità e transgenderismo, che ruolo devono avere gli studenti e la scuola nel tutelare chi decide di intraprendere questo percorso.
La replica del dirigente scolastico
Attraverso un comunicato stampa, il dirigente scolastico Rocco Bello ha spiegato la vicenda:
“In merito alle notizie riportate con ampio risalto da organi di stampa locali e nazionali, riferite a presunte discriminazioni avvenute ai danni di uno studente transgender, che si ritengono gravemente lesive dell'immagine della scuola e della cultura e storia del Dirigente scolastico, si riferiscono i fatti di quanto accaduto. Nell'ambito della competizione elettorale per l'elezione dei rappresentanti degli studenti nel consiglio di Istituto sono state presentate ben sei liste, secondo le procedure indicate dalla 0M 215/91. Successivamente alla presentazione delle liste, agli studenti che, ai margini di una delle assemblee di presentazione, chiedevano al dirigente se potesse essere corretto il nome di uno dei candidati sulla lista, si rispondeva che non era possibile, dal momento che I'lstituto non aveva facoltà di modificare quanto risulta all'anagrafe e quanto dichiarato con atto formale dagli interessati e sottoscritto dagli studenti presentatori della lista. Nessun gesto, né parola, né intenzione di discriminazione veniva pronunciata o agita in quel frangente. La scuola e il suo dirigente non erano peraltro, né potevano esserlo, a conoscenza della problematica relativa all'identità di genere, che si celava dietro la richiesta del cambio del nome sulla scheda elettorale. L'orientamento e la volontà di mettere gli studenti al centro dell'attività scolastica, in una scuola inclusiva e accogliente, sono d'altronde facilmente ricavabili dal PTOF, dagli atti ufficiali della scuola, dai comportamenti del dirigente, dei docenti e del personale. Questo atteggiamento di fondo è stato ribadito dal dirigente, nella giornata di sabato 24 ottobre, dopo la pubblicazione delle suddette notizie da parte degli organi di stampa, quando ha voluto personalmente incontrare lo studente, per fugare ogni dubbio rispetto a qualsiasi atteggiamento di discriminazione, confermando al contrario la piena accoglienza, nello stesso tempo spiegando ulteriormente le difficoltà nella modifica di documenti ufficiali, senza il rischio di incorrere in una invalidazione della procedura elettorale”.