Turismo termale, persi 490.085 visitatori italiani e stranieri
Federterme: "Accogliamo favorevolmente l’invito degli Assessori a lavorare per una proposta di rilancio unitaria da parte del territorio, superando le frammentazioni".
"La campagna vaccinale è la priorità per poter tornare a viaggiare, ad accogliere gli ospiti e soddisfare la domanda di bellezza, cultura e benessere come in Veneto e alle Terme Euganee sappiamo fare. Chiediamo alla Regione che si accelerino le operazioni di vaccinazione del personale sanitario e non sanitario degli stabilimenti termali e degli alberghi: solo in questo modo si possono gettare le basi per la ripartenza del settore, il più colpito dalla pandemia. Dobbiamo essere percepiti come una meta sicura. Il Veneto si faccia apripista a livello nazionale e portavoce in Conferenza Stato-Regioni della necessità di dare un’accelerazione al piano vaccinale e al passaporto per gli immunizzati".
Turismo termale, la proposta degli enti del settore
È l’appello che Riccardo Ruggiero, Presidente del Gruppo Turismo di Assindustria Venetocentro, rinnova agli Assessori della Regione del Veneto Roberto Marcato (Sviluppo economico), Federico Caner (Turismo), Elena Donazzan (Formazione e Lavoro) e Manuela Lanzarin (Sanità), all’indomani del positivo incontro sulla situazione di crisi del settore termale euganeo con i rappresentanti dei Comuni e del settore alberghiero e delle categorie economiche.
"La disponibilità al confronto e ascolto da parte della Regione e la comune determinazione a misure urgenti che rimettano in moto il comparto turistico, sono un segnale positivo - dichiara Ruggiero - confermato dall’impegno a dare seguito a quanto già previsto per la vaccinazione prioritaria del personale della sanità privata, che comprende gli operatori delle strutture termali accanto agli altri operatori sanitari, parallelamente a over 80, personale scolastico, forze dell’ordine. Il rilancio del comparto è una sfida che ci impone di agire rapidamente e uniti.
Vaccinare subito tutto il personale è un imperativo. L’auspicio è che il Veneto apra la strada e solleciti anche un passaporto sanitario riconosciuto a livello internazionale, che permetterà a chi è immunizzato di riprendere i viaggi, di spostarsi liberamente senza dover fare test o quarantene e alle strutture di offrire soggiorni in sicurezza e con tutte le misure necessarie".
"La Pasqua era attesa come un momento di rilancio e invece porterà altre perdite - commenta Marco Maggia, Referente Alberghi Termali di AVC e Vicepresidente nazionale di Federterme-Confindustria -. Oltre all’accelerazione della campagna vaccinale, il nostro settore attende il riconoscimento di aiuti e ristori urgenti non solo alle strutture chiuse in base ai codici Ateco, ma anche a tutte quelle formalmente aperte e però colpite dal blocco degli spostamenti e dalla limitazione dei servizi interni agli hotel.
Accogliamo favorevolmente l’invito degli Assessori a lavorare per una proposta di rilancio coerente e unitaria da parte del territorio - sottolinea Maggia - Per quanto attiene la riabilitazione in ambiente termale, i rapporti con l’Inail, l’attuazione concreta dei bonus termali 2021 e della ricetta dematerializzata e le proposte di un più efficace utilizzo della tassa di soggiorno e l’eventuale detrazione del 26% per i soggiorni dedicati alle cure termali, Federterme-Confindustria e FoRST (Fondazione per la Ricerca Scientifica Termale) sono pronte a condividere i patrimoni di competenze e di lavoro dell’ultimo anno con tutto il territorio, con spirito di servizio. Chiediamo a tutti gli attori di condividere lo stesso metodo, superando l’attuale frammentazione".
La proroga delle restrizioni anti-Covid al 6 aprile è un altro duro colpo per il comparto, dopo un anno in cui la pandemia ha sfiancato il turismo termale veneto e del Bacino Euganeo che ne rappresenta oltre il 90% (e il 30% del termalismo italiano). Nel 2020 il comprensorio termale ha visto 339.170 arrivi e 1 milione 65mila presenze, con una perdita di 490.085 visitatori (-59,1%) e di 2 milioni 80mila pernottamenti (-66,1%) rispetto al 2019.
Pressoché volatilizzata la componente estera (44.862 arrivi, 233.941 presenze), con una perdita di 209.408 ospiti stranieri (-82,4%) e di 1 milione 46mila pernottamenti (-81,3%). Più contenuto ma non meno devastante il calo di italiani: - 280.677 ospiti (-48,8%), -1 milione 34mila presenze (-55,4). Il nuovo Dpcm autorizza il mantenimento in attività dei centri termali per le sole prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza e per quelle riabilitative o terapeutiche. Ma lo stop agli spostamenti rischia comunque di penalizzare fortemente le strutture.