Rincaro materie prime, è allarme rosso: "Ripartenza a rischio"
Il presidente Boschetto: “Il rincaro mette sotto stress in particolare 8 settori che in provincia di Padova contano oltre 13mila MPI e 45.300 addetti".
Roberto Boschetto, Presidente di Confartigianato Imprese Padova: “Il rincaro mette sotto stress in particolare 8 settori che in provincia di Padova contano oltre 13mila MPI e 45.300 addetti, di cui 48% nelle Costruzioni. Stimati in almeno 400 milioni di euro i maggiori costi”
Rincaro materie prime, è allarme rosso
Allarme rosso sul rincaro delle materie prime, i cui costi sono andati alle stelle. Anche le imprese artigiane padovane ne stanno subendo le durissime conseguenze che mettono a rischio la competitività e la definitiva ripartenza in questa fase ancora complessa di convivenza con la pandemia.
"Sulle speranze di ripresa economica delle piccole imprese incombe il continuo rialzo dei prezzi delle materie prime ai massimi degli ultimi 20 anni - denuncia il Presidente provinciale e regionale di Confartigianato Imprese Roberto Boschetto -. Il nostro ufficio studi ha rilevato che ad aprile 2021 gli aumenti dei prezzi delle commodities non energetiche sono stati del +33,4% rispetto ad un anno prima, con un’accelerazione dei rincari che a marzo di quest’anno si attestavano al +24% rispetto allo stesso mese del 2020.
Un’impennata che può provocare un effetto dirompente sui costi sopportati dalle piccole imprese manifatturiere italiane per l’acquisto di beni necessari alla produzione: tradotto in denaro, stimiamo un impatto potenziale di 400 milioni di euro in più in un anno a carico di 13mila MPI provinciali (10.189 quelle artigiane) che operano negli 8 settori più colpiti, aziende che occupano 45300 addetti (30.158 quelli dell’artigianato)”.
I comparti più colpiti
Nel dettaglio, l’aumento dei prezzi delle materie prime sta colpendo il comparto delle costruzioni e i settori manifatturieri di metallurgia, legno, gomma e materie plastiche, mobili, autoveicoli, prodotti in metallo e apparecchiature elettriche.
I rincari maggiori si registrano per i metalli di base con +65,7% tra marzo 2020 e marzo 2021. Particolari tensioni per minerale di ferro con rincari annui del +88,1%, seguito da stagno (+77%), rame (+73,4%) e cobalto (+68,4%). E ancora zinco (+46,7%), nickel (+38,5%,), alluminio (+36%), molibdeno (+32,4%). Allarme anche sul fronte delle materie prime energetiche, i cui prezzi a marzo 2021 aumentano addirittura del 93,6% su base annua.
Numerosi fattori stanno sostenendo la fiammata dei prezzi delle commodities, in primis la ripresa della produzione mondiale. In parallelo, le catene produttive globali non sono riuscite a riorganizzarsi dopo lo shock Covid-19: l’offerta rarefatta per alcuni produttori si intreccia con difficoltà nella logistica delle merci (il blocco del Canale di Suez di fine marzo ed oggi la variante Delta del Covid che blocca tre porti cinesi con migliaia di container che non possono partire), allungando i tempi consegna. Scarseggiano materie prime necessarie per la produzione di beni che è cresciuta a seguito dell’emergenza sanitaria.
Ripartenza a rischio?
La crescita dei prezzi è sostenuta dalla politica monetaria espansiva ed i bassi tassi di interesse sostengono la domanda speculativa.
“Quello che ci preoccupa di più di una fase di super inflazione - afferma Boschetto - è l’impatto negativo che può avere sulla positività di alcuni segnali congiunturali che stavano contraddistinguendo la fase economica dei primi mesi del 2021. Un robusto segnale statistico di ripresa arriva dalle attese sugli ordini, che a maggio sono in territorio positivo per tutti i settori e in marcata crescita rispetto ad aprile. Il saldo più elevato si riscontra per il manifatturiero (+15,6) e servizi di mercato (+13,2), settore che registra il miglioramento più accentuato (+11,9 punti rispetto ad aprile 2021).
Il ritorno in territorio positivo dell’indicatore sulle attese degli ordini è avvenuto a fine 2020 per le imprese del manifatturiero e delle costruzioni, mentre si è ritardato fino ad aprile 2021 per le imprese dei servizi di mercato e per il commercio. Una situazione che ha inciso sull’indice di fiducia delle imprese manifatturiere passato dal 106,0 di aprile 2021 a 110,2 di maggio (è il quarto aumento congiunturale consecutivo)”.
“Quanto dureranno queste fiammate di prezzi e quanto incideranno sull'aumento dell'inflazione non è prevedibile oggi - conclude il Presidente -. Ma è invece facile prevedere un aumento al consumatore dei prezzi dei beni di più largo consumo a partire dal prossimo autunno. Inoltre, c’è un problema edilizia che Confartigianato ha sottoposto al Governo: l’aumento senza precedenti dei costi delle materie per il settore con la conseguente difficoltà di approvvigionamento, rischia di bloccare tanti cantieri con gravi ripercussioni economiche, sociali e sull’attuazione del Pnrr”.