Cittadella

Imasaf, FIM FIOM: "L’azienda non è disponibile a trattare, continua lo stato di agitazione"

L’azienda ha dichiarato che non intende ripristinare la quattordicesima, e ha manifestato la disponibilità solo a discutere di un premio annuale fisso di 800 euro che andrebbe a sostituire la quattordicesima

Imasaf, FIM FIOM: "L’azienda non è disponibile a trattare, continua lo stato di agitazione"
Pubblicato:
Aggiornato:

Dopo un primo incontro positivo, richiesto dall’azienda a seguito degli scioperi delle scorse settimane, in cui si era aperto uno spiraglio di luce sulla vertenza, lunedì 18 luglio 2022 c’è stato un ulteriore arresto delle trattative, in un incontro durato pochi minuti, a causa dell’indisponibilità della proprietà e dei consulenti di rispondere alle richieste dei lavoratori.

Imasaf, FIM FIOM: "L’azienda non è disponibile a trattare, continua lo stato di agitazione"

Com’è noto l’azienda a fine giugno ha comunicato unilateralmente di voler tagliare ulteriormente gli stipendi di oltre 400.000 euro l’anno e di aver totalizzato mancati versamenti dei fondi pensione di oltre un milione di euro. 3 anni fa i lavoratori della Imasaf avevano accordato una sospensione della quattordicesima e accettato altre voci contrattuali a fronte della messa in pari, da parte dell’azienda, sui versamenti dei fondi pensione e di una ripresa degli investimenti per l’ammodernamento delle attività produttive, impegni che non sono stati adempiuti in questi anni da parte della Imasaf.

Visto il mancato rispetto dell’accordo sottoscritto nel 2019 e della definitiva disdetta della quattordicesima, Fiom e Fim, in accordo con le Rsu, secondo il mandato ricevuto dai lavoratori, hanno richiesto un risarcimento di 1000 euro a lavoratore che è stato totalmente negato durante l’incontro di lunedì.

 

L’azienda ha dichiarato che non intende ripristinare la quattordicesima, e ha manifestato la disponibilità solo a discutere di un premio annuale fisso di 800 euro che andrebbe a sostituire la quattordicesima, con una perdita per i lavoratori di oltre il 50% (visto che la quattordicesima si assesta intorno ai 1700 euro), e di un eventuale extra di 900 euro da versare solo in caso di raggiungimento di determinati parametri economici e finanziari favorevoli. Questa particolare retribuzione, inoltre, non sarà neppure riconosciuta a tutti i lavoratori nella stessa maniera, ma sarà esclusivo appannaggio degli assunti di vecchia data, a discapito dei nuovi creando una disparità di retribuzione fra dipendenti.

Solo per quanto riguarda il milione di euro di ammanco nei versamenti dei fondi pensione degli oltre 200 dipendenti, l’azienda ha risposto che rifonderà i lavoratori attraverso la vendita di una proprietà immobiliare entro fine luglio, saldando il debito entro il 15 di agosto e mettendosi in regola con i versamenti ordinari.

Dopo l’ennesimo dietrofront dell’azienda è stato immediatamente indetta un’assemblea-sciopero di due ore durante la quale i lavoratori hanno dato mandato alle organizzazioni sindacali di portare avanti ulteriori iniziative di lotta, che stanno continuando quotidianamente, rendendo irregolari le attività produttive dell’azienda. Nelle prossime giornate sono previsti ulteriori inasprimenti delle azioni di lotta.

“La Imasaf e i suoi rappresentanti continuano a non capire il punto di vista dei lavoratori e del sindacato e stanno deliberatamente costruendo una differenziazione inaccettabile fra vecchi assunti e nuovi assunti. L’azienda non può considerare i lavoratori, il sindacato e la contrattazione come degli strumenti aziendali utilizzabili in funzione utilitaristica a seconda delle crisi e del mercato, senza considerare il punto di vista dei soggetti coinvolti. Questo braccio di ferro non è funzionale alla risoluzione della situazione complessiva e chiediamo all’azienda di rivedere le proprie posizioni. Non possiamo assolutamente accettare tale disparità di trattamento fra lavoratori né nessun tipo di taglio di salario. Non è possibile che a fronte degli stipendi più bassi d’Europa, di un’inflazione in crescita e dell’incessante rincaro del costo della vita questa azienda continui a professare l’intenzione di diminuire ulteriormente i salari dei suoi dipendenti.” hanno dichiarato Loris Scarpa, segretario generale della Fiom Cgil di Padova e della Fiom di Rovigo, e Andrea Bonato, funzionario della Fim Cisl di Padova e Rovigo.

“Tenendo conto che la crisi dell’automotive, che coinvolge l’intero comparto da anni, non è risolvibile a Cittadella tramite azioni di forza ad esclusivo vantaggio della proprietà, ci teniamo a sottolineare che l’intera vertenza tocca punti per noi fondamentali come la riduzione del salario e la disdetta degli accordi che mettono in discussione la funzione della contrattazione.” ha dichiarato Loris Scarpa, segretario generale della Fiom Cgil di Padova e della Fiom di Rovigo “In senso generale, la riduzione del salario e la disdetta degli accordi non sono accettabili viste le condizioni dello stato del lavoro e dei salari in Italia in questo periodo, soprattutto in confronto a quelli del mercato del lavoro europeo. L’adesione ai CCNL e la contrattazione aziendale sono per noi della Fiom delle pratiche da tutelare e portare avanti con serietà e rispetto del ruolo fondamentale di questi istituti. Inoltre, l’abolizione della precarietà, che per noi è come l’abolizione della schiavitù, e il taglio dei salari sono temi sui quali non c’è margine di discussione di sorta, sia in questa vertenza che nella situazione generale del lavoro nel nostro Paese.”

Seguici sui nostri canali