Viveva a Padova il medico eroe morto per una grave malattia dopo aver salvato un uomo colpito da un fulmine
Originario del Camerun, si apprende che i famigliari si stiano "battendo" per il rimpatrio della salma nel suo Paese
Abitava a Padova ma esercitava la sua professione a Verona. E proprio lì, per caso, si era trasformato da medico a eroe. Aveva salvato una vita mentre era fuori servizio, praticando le manovre salvavita a un uomo colpito da un fulmine. Il suo intervento era stato provvidenziale, la sua abnegazione aveva anche superato il trauma personale di aver scoperto, poche ore prima, di essere affetto da una gravissima malattia. Malattia che non gli ha lasciato, purtroppo, scampo. Ora l'intera comunità padovana, ma anche quella veronese e più in senso lato tutto il Veneto, piange la scomparsa di Remy Joel Egoue Mongue.
I fatti di quel giorno
Un gesto eroico quello del Dottor Remy Joel Egoue Mongoue, originario del Camerun e operante nel reparto Medicina Nucleare dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, che quel giorno grazie alle sue tempestive manovre cardiorespiratorie di soccorso e la pronta chiamata al 118 è stato possibile salvare l’uomo di origini indiane rimasto folgorato.
Dal ricordo in commemorazione del Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, si apprende che il medico, come ogni giorno, si stesse recando in bicicletta in stazione per prendere il treno diretto a Padova e fare ritorno a casa.
“Era stato attirato dalle grida di aiuto di un uomo che indicava un corpo a terra, un cittadino indiano rimasto folgorato nei giardini di Parta Nuova. Remy e un altro giovane avevano praticato il massaggio cardiaco fino all’arrivo dell’ambulanza, salvandogli la vita.”
La scoperta della malattia
All’ora di oggi, questo suo gesto eroico assume un valore ancora più rilevante per via della sua scomparsa a 42 anni a causa di una terribile malattia che lo affliggeva e scoperta in quel periodo, proprio negli istanti prima di lasciare la sua testimonianza alla stampa in una foto in cui lo vediamo sorridere qualche giorno più tardi l'accaduto.
Infatti, poche ore prima il dott. Mongoue si era sottoposto a una risonanza magnetica per effettuare gli accertamenti sul proprio stato di salute, per cui da qualche tempo avvertiva sensibilità al volto e problemi con la ricezione del gusto. Quel giorno scoprì di avere una lesione al cervello.
Un animo intrepido
Nonostante la sua condizione, il dottore non ha perso d’animo e continuò a recarsi a lavoro per un altro mese, anche se sempre più affaticato. Una volta peggiorato, venne ricoverato presso l’ospedale di Padova, dove venne messo in coma indotto per cercare di salvargli la vita, ma il tentativo fu vano.
“Siamo profondamente scossi e addolorati. La scomparsa del collega Joel è stato un duro colpo per tutte le persone della nostra UOC. Non era solo un bravo medico ma era anche una bella persona, sempre incline al sorriso nonostante fosse una persona riservata. E' stato in servizio fino all'ultimo, fino a quando le forze glielo hanno permesso”, lo ricorda così il direttore di Medicina Nucleare, Michele Zuffante.
“Mi stringo alla sua compagna, ai suoi familiari, ai colleghi e a tutti coloro che hanno voluto bene a questo medico-eroe, che ha fatto della sua professione una missione di vita.” – queste le parole in conclusione di Zaia.
Secondo quanto è stato possibile ricostruire, al momento, non è ancora nota la data delle esequie. Quello che si apprende, tuttavia, è che i famigliari, dopo aver saputo la tragica notizia, si stanno battendo per riportare nel Paese originario, il Camerun, la salma del figlio.