Piove di Sacco

Vince la sua battaglia col Covid, ma poi muore all'improvviso in ospedale

Lascia interdetti il caso di Vannino Chinello, 69 anni, di Sant’Angelo di Piove. La Procura apre un'indagine e dispone l'autopsia.

Vince la sua battaglia col Covid, ma poi muore all'improvviso in ospedale
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La tragedia il 4 maggio all’ospedale di Piove di Sacco, sorpresi anche i sanitari. I figli hanno presentato un esposto: temono una morte per soffocamento. Domani, giovedì, l’autopsia.

Vince la sua battaglia col Covid, ma poi muore all'improvviso

Esce dall’incubo Covid, per i medici migliora a vista d’occhio ma poi all’improvviso muore, a neanche settant’anni. I familiari, sconvolti, si sono rivolti a Studio3A per avere risposte, temono che il loro caro possa essere deceduto per soffocamento e nel pomeriggio del 4 maggio è stato presentato ai carabinieri un esposto indirizzato all’autorità giudiziaria chiedendo in primis un’autopsia “terza” rispetto al riscontro diagnostico che l’azienda sanitaria aveva già fissato.

E riscontrando prontamente le richieste, il Pubblico Ministero della Procura di Padova, dott.ssa Emma Ferrero, ha aperto un procedimento, per ora senza indagati, e disposto l’esame autoptico già per domani, 6 maggio.

Vince la sua battaglia col Covid, ma poi muore all'improvviso in ospedale

Intanto anche l'Ulss6 Euganea ha aperto un'indagine interna:

"Con la volontà di fare massima chiarezza, l'Ulss 6 Euganea ha avviato una indagine interna per ricostruire meticolosamente la vicenda".

I fatti

La tragedia si consuma ieri, martedì 4 maggio 2021, all’ospedale di Piove di Sacco, e fa doppiamente “rabbia” perché Vannino Chinello, 69 anni, di Sant’Angelo di Piove, il peggio l’aveva passato. Il paziente, risultato positivo, viene ricoverato all’ospedale cittadino il 17 marzo per insufficienza respiratoria: intubato, è condotto nel reparto di rianimazione Covid, dove resta fino al 23 aprile vincendo la sua battaglia.

Una lotta non facile, il sessantanovenne soffre anche di diabete e ipertensione, ben gestiti con terapia farmacologica, e porta il pace-maker per un rallentamento dei battiti cardiaci notturni. E durante la permanenza in terapia intensiva contrae ben tre batteri, che gli causano un’infezione alle vie respiratorie, e gli si forma un trombo al braccio per una ridotta dose di eparina, che però viene superato.

Alla fine ce la fa, esce negativizzato e lo trasferiscono in Medicina Generale: in camera da solo per via dei batteri, estubato ma ancora tracheotomizzato. I primi giorni nel nuovo reparto il paziente accusa ancora episodi di sofferenza respiratoria legati alla presenza di secrezioni all’interno della cannula della tracheotomia, cosa che in Terapia Intensiva non accadeva venendo pulito dai sanitari più volte al giorno per evitare tali difficoltà e il pericolo di soffocamento.

Anche su indicazione dei familiari, che possono rapportarsi con i medici ed il loro congiunto solo per telefono, tuttavia, da Medicina sentono la Terapia intensiva per valutare come meglio gestire la problematica, e le informazioni rese nei giorni seguenti dal dottore che segue Chinello fanno ben sperare: è vigile e cosciente, riprende anche la logopedia e la fisioterapia.

Per via della scarsa circolazione agli arti superiori, lo sottopongono a degli esami specifici come l’Angiotac e il Doppler, che però danno esito negativo: dipende tutto dal diabete e dall’allettamento prolungato. I passi avanti sono così confortanti che il 28 aprile i figli, durante una videochiamata con il padre, apprendono dallo stesso medico che hanno deciso di trasferire il genitore in camera con altri pazienti. Del resto, durante questi colloqui il sessantanovenne saluta i congiunti con il braccio e la mano e appare sorridente. Alle 18 del 3 maggio, prima di smontare dal turno, il dottore in questione conferma: il quadro clinico continua a migliorare.

Sembrava tutto volgere al meglio, invece...

Per i figli della vittima è dunque un fulmine a ciel sereno la telefonata ricevuta poco dopo, alle 3.17 di notte del 4 maggio, da un’infermiera che comunica loro il decesso del genitore. Chiedono spiegazioni, ma anche il medico che segue il padre non sa dare risposte, se non che anche per lui si tratta di un evento imprevisto e che la sera precedente, da quanto risulta dal diario clinico, il paziente ha subìto tre interventi di soccorso di pulizia della cannula in quanto produceva maggiori secrezioni.

I figli allora chiedono di disporre un’autopsia per capire cosa sia successo, venendo poi a scoprire che il medico di turno in reparto quella notte ha già chiesto il riscontro diagnostico, fissato per giovedì mattina nella camera mortuaria di Schiavonia, e di parlare con il primario.

Una versione controversa

Il quale però racconta loro un storia del tutto diversa: Chinello non sarebbe stato affatto in miglioramento ma sarebbe uscito dalla terapia intensiva in condizioni disastrose, la sua situazione sarebbe stata al limite e poteva comunicare solo con gli occhi, smentendo anche che durante la notte i sanitari avessero effettuato più interventi di pulizia della cannula, ma solo uno a quanto sarebbe documentato nella cartella clinica.

Un quadro che contrasta non solo con quanto riferito dal medico del reparto ma anche con ciò che traspariva dalle video chiamate, da cui il paziente sembrava reattivo e presente, non moribondo, e con la stessa scelta di trasferirlo dalla Terapia Intensiva Covid al reparto di Medicina: se le sue condizioni erano così critiche, perché non passarlo in terapia intensiva no Covid, dove avrebbero potuto monitorarlo meglio? Di fronte poi alle perplessità del primario dinanzi alla richiesta di far partecipare al riscontro diagnostico anche un proprio medico di fiducia, i figli della vittima non hanno più avuto dubbi sulla decisione di andare fino in fondo, anche per capire come sia stato possibile contrarre tre batteri in terapia intensiva in un mese e per verificare se la vittima possa essere morto soffocato a causa della mancata pulizia della cannula della tracheotomia nelle ore successive agli interventi riferiti loro dal dottore.

I familiari di sono rivolti, tramite il consulente legale Riccardo Vizzi, a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e hanno presentato una denuncia-querela all’autorità giudiziaria chiedendo di effettuare gli accertamenti del caso per chiarire le ragioni del decesso e accertare eventuali profili di responsabilità in capo ai sanitari che hanno avuto in cura il paziente, disponendo un’autopsia con la nomina di un consulente tecnico medico legale e l’acquisizione delle cartelle cliniche integrali.

La Procura patavina ha subito accolto le istanze, aprendo un fascicolo, disponendo un accertamento tecnico non ripetibile per stabilire le cause del decesso e conseguentemente bloccando il riscontro diagnostico dell’ospedale: l’incarico per la perizia autoptica sarà conferito proprio domani, giovedì 6 maggio, alle 12.30, negli uffici giudiziari di via Tommaseo al medico legale dott. Rafi El Mazloum, che procederà a seguire.

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