Traffico di rifiuti in Veneto: 300 denunce, sequestrati capannoni anche nel padovano
L'introito illecito stimato supera i 500mila euro.
Avevano creato una rete in grado di individuare siti di stoccaggio illecito di rifiuti in Veneto. Ma i collegamenti erano anche con l’Emilia, la Toscana e la Campania.
300 persone denunciate
Erano costantemente alla ricerca di capannoni o di aree esterne da usare per lo stoccaggio illecito di rifiuti. Quello che creavano, in altre parole, erano vere e proprie discariche abusive. Ma ora, grazie alle indagini avviate nel 2006 a seguito del sequestro di un capannone colmo di rifiuti ad Albignasego, 300 persone dovranno rispondere di fronte alla legge di traffico illecito di rifiuti, gestione illecita di rifiuti e responsabilità amministrativa degli Enti. Reati emersi nell’ambito dell’attività diretta dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Venezia e condotta dai Carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Venezia.
I fatti
I Carabinieri del Noe, dunque, hanno nel tempo condotto complesse investigazioni – grazie anche alla approfondita analisi e conoscenza delle dinamiche riconducibili alle varie forme di criminalità ambientale – che hanno portato a numerosi provvedimenti della Procura della Repubblica di Venezia, con attività di perquisizione e sequestro di un ulteriore capannone in Boara Pisani e 2 aree esterne a Loria, appartenenti ad altrettante aziende in fallimento. Successivamente i militari dell’Arma, sempre coadiuvati dai vari Comandi Stazione territorialmente competenti, hanno sequestrato ulteriori capannoni in Breda di Piave, Agna ed Occhiobello. Il bilancio complessivo è dunque stato di 5 capannoni e 2 aree esterne posti in sequestro, ove erano stati stoccati rifiuti per complessive 1500 tonnellate circa, per un illecito introito stimato in oltre 500.000 euro, derivante dal mancato smaltimento dei rifiuti.
Smantellata la rete
Le risultanze investigative, unite anche alla disamina della copiosa documentazione rinvenuta e posta in sequestro, hanno permesso di identificare un gruppo formato da 8 persone dedite alla gestione del traffico illecito dei rifiuti attraverso 2 società costituite “ad hoc”, una di Albignasego e l’altra di Modena, che, senza alcun tipo di autorizzazione ambientale o addirittura con autorizzazioni false, provvedevano al ritiro dei rifiuti presso aziende artigianali della Campania (in prevalenza rifiuti plastici) o della Toscana (in prevalenza rifiuti tessili), ricevendo la somma di denaro pattuita per poi, in realtà, non procedere allo smaltimento poiché i rifiuti venivano stipati nei siti reperiti di volta in volta (ovviamente non autorizzati) ed lì abbandonati.
I soggetti identificati
Alcuni dei soggetti identificati, tutti di nazionalità italiana di cui 5 residenti nel Veneto, sono attualmente in stato di detenzione per precedenti analoghi reati. Inoltre, in riferimento alla notevole documentazione relativa al trasporto dei rifiuti (FIR – Formulari di Identificazione dei Rifiuti) sequestrata alla società di Albignasego, sono stati ricostruiti circa 210 conferimenti di rifiuti da parte di alcune ditte della Toscana che avevano ceduto, saltuariamente, modeste quantità di rifiuti tessili. In tale contesto è stata accertata la responsabilità di 306 titolari di altrettante ditte relativamente alla gestione illecita di rifiuti avendo conferito i propri scarti tessili ad imprese non autorizzate alla raccolta, al trattamento, allo smaltimento né tantomeno al trasporto dei rifiuti, che sono stati dunque deferiti in stato di libertà alle competenti Procure di Prato e Pistoia.
Rafforzare il contributo
L’asessore con delega all’Ambiente della Regione del Veneto Gianpaolo Bottacin ha spiegato:
“Per fermare con forza questi illeciti, già da anni collaboriamo fattivamente, anche attraverso un’esplicita convenzione, con i Noe. Inoltre, dal 2018, per rafforzare ulteriormente il nostro contributo in questa battaglia, ho anche istituito un tavolo di lavoro interforze del quale, oltre agli stessi Carabinieri, fanno parte i Vigili del Fuoco, Arpav, Università di Padova e Anci; il tutto in stretta collaborazione anche con le varie Prefetture venete. Un tavolo, sugli incidenti di rilevanza ambientale, avviato in Veneto e primo in Italia, alla luce della cui validità il comandante del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ha suggerito di estendere anche ad altre realtà in occasione di un’audizione alla Commissione Bicamerale Ecoreati. Per nostra parte inoltre, continuiamo anche con parallele azioni indirette ma utili a dare supporto agli inquirenti in caso di eventuali indagini, come ad esempio, diversi finanziamenti destinati a enti pubblici e privati per dotare di videosorveglianza gli impianti rifiuti”.