Tamponi rapidi, Zaia precetta anche i veterinari: “L’uomo è un mammifero”
Il Governatore ha dato mandato alla dottoressa Russo di sentire i rappresentanti della categoria per coinvolgerli nell'obbligatorietà dei test.
Una delle novità più curiose emerse nel punto stampa di oggi da Marghera.
Precettati anche i veterinari
Non bastava la polemica con i medici di base, su cui è tornato anche oggi, mercoledì 4 novembre 2020, nel consueto punto stampa da Marghera. Il Governatore Zaia tira dritto sul tema dei tamponi rapidi resi obbligatori (pena sanzioni) per i camici bianchi. E ora, come annunciato proprio poca fa, nella campagna verranno precettati anche i veterinari!
“Non siamo qui a pettinare le bambole”
Dopo essere tornato sulla polemica liquidando le accuse di aver usato “toni offensivi” con un semplice “non siamo qui a pettinare le bambole”, il Governatore ha poi spiegato:
“Ho dato mandato alla dottoressa Russo di convocare i rappresentanti dei 2. 450 veterinari per fare lo stesso lavoro“.
Tradotto: rendere anche per loro obbligatoria, previa consegna da parte della Regione dell’apposito kit, la pratica dei tamponi rapidi ai pazienti. “Perché l’uomo è un mammifero quindi possono essere precettati anche loro in quanto esperti”.
La protesta dei camici bianchi
Ai medici di base non era andato giù, non tanto (o meglio, non solo) il contenuto dell’ordinanza, che peraltro recepisce l’accordo siglato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, e dalla Fimmg (non dagli altri sindacati), ma il tono utilizzato dal Governatore. Ed ecco allora che la “miccia” si è accesa tramite una lettera, indirizzata proprio a Zaia, scritta da Domenico Crisarà, portavoce proprio della Fimmg, che rappresenta 1.970 dottori di base veneti sui 3408 conteggiati dalla Regione a febbraio.
“Va tutelata l’onorabilità di professionisti che dopo aver tanto dato durante le ore più buie della primavera scorsa, non possono essere trattati come renitenti alla leva – ha scritto Crisarà – Da luglio la categoria preme per essere dotata di tamponi e dal 2 al 28 ottobre l’adesione all’iniziativa, volontaria e gratuita, ha coinvolto 700 colleghi, che finora ne hanno effettuati duemila. Capisco la necessità di toni decisi e dichiarazioni forti in un momento come questo, ma era proprio necessario dare in pasto alla stampa una professione che in silenzio e spesso in solitudine lavora con ancora maggior dedizione per assistere tutti i pazienti? Il nostro “obbligo” all’utilizzo dei tamponi rapidi, gentile presidente, nasce dal voler essere presenti in una situazione di emergenza nazionale, per senso del dovere nei confronti dei malati e della comunità, e non per eventuali sanzioni. C’è poco da sanzionare chi è stato lasciato indietro per decenni, senza i necessari supporti umani e tecnologici, ed esercita egregiamente il suo lavoro solo grazie alla capacità di resilienza e alla fiducia degli assistiti. Sarebbe più opportuno che rivolgesse l’attenzione alle Usl, affinché applichino le sue direttive nei nostri confronti con maggiore solerzia”.