Tragedia in strada

Rider 31enne investito mentre lavora muore in ospedale nel giorno in cui nasce il suo secondo figlio

Il giovane lavoratore non ha mai ripreso conoscenza dopo essere stato investito. La Consigliera Camani: "la politica deve intervenire per contrastare la persistente violazione delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori di questo settore"

Rider 31enne investito mentre lavora muore in ospedale nel giorno in cui nasce il suo secondo figlio
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Alì Jamat, 31 anni, rider di origine pachistana, è deceduto a Padova dopo venti giorni di agonia a causa di un incidente stradale avvenuto lo scorso venerdì, 6 settembre 2024. Mentre la sua famiglia festeggiava la nascita del secondo figlio, il giovane lavoratore ha perso la vita (in copertina: una foto di Ali Jamat).

Aspettava il secondo figlio

Si è conclusa in maniera drammatica la vicenda di Alì Jamat, un giovane rider pachistano di 31 anni, residente a Padova. Dopo oltre venti giorni di agonia in ospedale, Alì è deceduto lo stesso giorno in cui è nato il suo secondo figlio.

Coinvolto in un grave incidente stradale lo scorso 6 settembre, il giovane lavoratore non ha mai ripreso conoscenza dopo essere stato investito da un’auto mentre effettuava una delle sue ultime consegne notturne. A seguito della notizia, la famiglia ha deciso di portare il corpo del giovane in Pakistan, per essere sepolto nella sua città natale.

L'incidente fatale

La tragedia si è consumata a Limena, nella notte tra il 6 e il 7 settembre, quando Alì è stato travolto da una vettura condotta da una ragazza di 24 anni. L’impatto violento lo ha fatto cadere rovinosamente sull’asfalto, provocandogli un grave trauma cranico. Subito soccorso dal personale del 118, le sue condizioni sono apparse critiche sin dai primi istanti. Nonostante i disperati tentativi dei medici, Alì non ha mai ripreso conoscenza, rimanendo attaccato a un respiratore artificiale fino alla dichiarazione di morte cerebrale. La 24enne, rimasta illesa ma visibilmente sotto choc, è stata sottoposta all’alcoltest, che ha dato esito negativo.

Un'altra morte bianca

Questo incidente riporta tragicamente alla luce il tema delle morti bianche in Italia. Sempre più spesso, i lavoratori precari, come i riders, si trovano esposti a rischi significativi mentre svolgono il loro lavoro. Molti sui social hanno denunciato la precarietà con cui i riders si trovano a lavorare, enfatizzando i rischi che ne derivano, non essendoci adeguate garanzie.

Sul caso è intervenuta anche Vanessa Camani, Consigliere regionale del Partito Democratico, che ha espresso il suo dolore per l’ennesima tragedia sul lavoro. In un post su Facebook ha dichiarato:

" Alì Jamat aveva 31 anni e faceva il rider per Glovo. La notte in cui è nato suo figlio, è stato investito da un Suv mentre effettuava, per 3 euro, la sua consegna. Questa vicenda, tragica, non è una fatalità, e riguarda direttamente l’organizzazione del lavoro intermediato da piattaforma. Il giorno dopo il cordoglio, la politica deve intervenire per contrastare la persistente violazione delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori di questo settore. Lo sviluppo tecnologico deve essere accompagnato da regole che scongiurino ogni forma di sfruttamento".

Vanessa Camani

"In attesa di una normativa generale nazionale, ho presentato nei mesi scorsi un Progetto di legge che propone che la Regione si faccia parte attiva nella definizione di una 'Carta dei diritti dei lavoratori digitali', allo scopo di garantire in maniera omogenea su tutto il territorio regionale un’occupazione sicura e dignitosa. Dotarli di dispositivi di protezione idonei alla mansione svolta, pretendere la trasparenza dell’algoritmo che governa il loro lavoro, rafforzare il sistema di rappresentanza collettiva". "E poi - conclude Camani - la garanzia di un salario minimo orario e del riconoscimento delle indennità integrative come quelle connesse alle condizioni metereologiche o alla distanza da percorrere. Partiamo da qui. Approviamo subito la nostra Proposta di legge".

A seguire, anche il Sindaco di Padova, Sergio Giordani, ha voluto dedicare un messaggio di condoglianze alla famiglia di Alì, esprimendo la vicinanza dell'interna comunità padovana:

"Alì Jamat è morto a 31 anni, a Limena, mentre stava lavorando. Alì era un nostro concittadino, un rider, un fattorino impiegato da un'azienda di delivery a cui spesso si ricorre per la consegna a domicilio di una pizza, un panino o qualcosa da mangiare. Alì è stato investito mentre stava effettuando l'ultima consegna in sella alla sua bicicletta, nello stesso giorno della nascita del suo secondo figlio. Una tragedia che ci rende ancora più evidente quanto sia necessario impegnarsi per le tutele e i diritti sul luogo di lavoro, mettendo al primo posto la sicurezza. Basta morti sul lavoro. Un abbraccio alla famiglia di Alì e a tutta la comunità pachistana di Padova".

Lo sciopero dei rider

La morte di Alì Jamat ha innescato una forte reazione tra i rider di Padova, con una trentina di lavoratori che, da domenica 29 settembre, hanno deciso di scioperare per protestare contro le condizioni lavorative precarie. Radunati in piazza Mazzini, i rider di Glovo e Deliveroo hanno espresso il loro malcontento chiedendo un aumento minimo delle tariffe, denunciando compensi spesso miseri, come i 3 euro a consegna offerti da alcune piattaforme

A sostenere lo sciopero dei rider è anche il sindacato CGIL, rappresentato da Mirko Romanato, il quale ha evidenziato che la tragica morte di Alì ha fatto esplodere un disagio latente da tempo. L'incidente, infatti, ha reso evidente l’urgenza di rivedere le condizioni di lavoro dei rider, che affrontano quotidianamente turni pesanti e rischi sulla strada per compensi inadeguati. Romanato ha, infine, segnalato che Glovo ha già aperto un canale di dialogo, ma i lavoratori sono determinati a proseguire la protesta fino a ottenere risultati concreti.

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