Renato Vallanzasca lascia il carcere dopo 52 anni: trasferito in provincia di Padova in una casa di riposo "blindata"
L'ex boss della banda della Comasina ha una grave forma di decadimento cognitivo: lo accoglie una struttura che si occupa di malati di Alzheimer e demenza
Renato Vallanzasca, l’ex boss della banda della Comasina detenuto per più di 50 anni e con "fine pena mai", passa dal carcere milanese di Bollate ad una struttura assistenziale blindata sottoposta a controlli continui in regime di detenzione domiciliare in provincia di Padova poiché colpito una grave forma di decadimento cognitivo progressivo.
Vallanzasca trasferito in una Rsa in provincia di Padova
Incompatibilità conclamata con la detenzione: condizioni che non gli fanno nemmeno capire il senso della pena. Renato Vallanzasca si prepara a lasciare il carcere di bollate entro un paio di settimane: sarà trasferito in una struttura del padovano che si occupa di malati di Alzheimer e demenza.
Lo ha deciso il tribunale di sorveglianza di Milano, accogliendo l'istanza dei suoi legali Corrado Limentani e Paolo Muzzi che aveva ottenuto anche il parere favorevole della Procura Generale.
74 anni detenuto da mezzo secolo, condannato a quattro ergastoli anche per omicidi: l'ex boss della mala è affetto da una forma grave di decadimento cognitivo.
Disorientato nel tempo e nello spazio, in carcere viene aiutato da altri detenuti anche per le cose più semplici. Quasi non riesce a esprimersi. Una malattia in rapido peggioramento dicono le cartelle cliniche, uno stato di salute che l'ambiente carcerario peggiora.
Oggi i giudici parlano di una pericolosità sociale ridimensionata e gli hanno concesso la detenzione domiciliare per le cure. Una misura alternativa che sarà rivalutata fra un paio d'anni.
L'inizio della malattia
I legali Muzzi e Limentani avevano parlato di una malattia che per la prima volta si è manifesta nel gennaio del 2023:
"Un rapido e progressivo peggioramento con l'ambiente carcerario che peggiora il suo stato".
Condizioni che hanno prodotto paranoia, deliri notturni e che l’hanno portato a cadere dal letto e ad essere ricoverato più volte. Anche i medici di Bollate in un ultimo accertamento hanno evidenziato il suo disorientamento nel tempo e parzialmente nello spazio.
Per Vallanzasca prima dell’estate il Tribunale aveva riattivato i permessi premio in una comunità terapeutica, mentre nel maggio 2023 il Tribunale di Sorveglianza aveva rigettato un’istanza analoga di differimento pena, ma all’epoca non era stato individuato un luogo di cura.
Adesso la difesa è riuscita a raccogliere la disponibilità della più grande struttura veneta che si occupa di malati di Alzheimer e demenza, legata alla Chiesa, in provincia di Padova.
Chi è "il bel René" degli anni '70
Renato Vallanzasca Costantini è nato a Milano il 4 maggio 1950. Considerato uno dei più efferati criminali italiani, si è reso autore di numerose rapine a mano armata con omicidi e sequestri di persona negli anni '70. "Il bel René" è anche noto per le numerose rivolte carcerarie e rocambolesche evasioni di cui si è reso protagonista durante gli anni di detenzione.
Il primo arresto significativo avviene nel 1972. In quasi cinque anni, cambia 36 penitenziari. Nel 1976 riesce a fuggire grazie alla complicità di un poliziotto, ma viene nuovamente catturato dopo una serie di crimini violenti, decine di rapine a mano armata che lasciano anche una lunga scia di omicidi, oltre che il sequestro di Emanuela Trapani, figlia di un imprenditore, e dell’imprenditore Rino Balconi.
Negli anni '80 Vallanzasca continua la sua carriera criminale, ma le sue evasioni diventano sempre più difficili. Nel 1987 riesce a fuggire dal carcere di San Vittore, ma viene catturato poco dopo. Nel 1995 tenta un’altra evasione, ma fallisce.
Dal 2010, fra le polemiche, ottiene l’ammissione al lavoro esterno ma nel 2014, durante il regime di semilibertà, tenta di taccheggiare un supermercato di Milano. Negli anni successivi gli vengono negate sia la libertà condizionale sia la semilibertà. Nella sua carriera criminale, Vallanzasca è stato condannato, complessivamente, a quattro ergastoli e 295 anni di carcere.