Processo Padova Tre, il buco da 30 milioni in aula a Rovigo
L'indagine del PM Mammucci cerca di far luce sul buco dell'azienda che ha gestito il servizio di raccolta rifiuti nella bassa
Inizia ad entrare nel vivo il processo che si sta celebrando a Rovigo e che tenterà di far luce sul crack della società pubblica Padova Tre srl fallita nel 2017 con un buco milionario ed al centro di una intricata vicenda in cui si mischiano raccolta e smaltimento rifiuti, accoglienza dei migranti alle basi militari di Cona e Bagnoli di Sopra e, per non farsi mancare nulla, pure le bollette della tari dei cittadini della bassa padovana. Una situazione su cui la Guardia di Finanza ha lavorato lungamente, arrivando al processo a sei anni di distanza dalla fine della società.
Dove sono andati a finire i soldi?
La domanda a cui cercherà di rispondere il processo, in fondo, è la più normale e la più semplice ma ovviamente anche quella con la risposta più complessa: come ha fatto una società che ogni anno incassava bollette dai cittadini per circa 30 milioni di euro e doveva pagare servizi per 22-23 milioni di euro ad andare in rosso?
Ieri è iniziato l'esame dei tanti testi che si susseguiranno per aiutare la giuria a farsi un'idea sull'accaduto e, soprattutto, sulle eventuali responsabilità. Il primo ad essere sentito dal PM di Rovigo Erminio Mammucci è stato Diego Ranzani, commercialista polesano, a suo tempo indicato proprio dal tribunale rodigino di svolgere il compito di liquidatore della Padova Tre srl quando era ormai chiaro che la situazione era irrecuperabile.
L'uomo del Padova Tre
Già dai primi passi del processo sembra chiaro che molto dell'esito di questa vicenda girerà attorno alla sorte dell'uomo chiave della Padova Tre srl e cioè Simone Borile che per lungo tempo è stato a capo dell'azienda nata per volontà dei comuni della bassa padovana.
Sul suo ruolo e sull'intreccio tra Padova Tre srl ed Ecofficina, la cooperativa che nei tumultuosi anni dell'accoglienza era arrivata a gestire migliaia di profughi in tutto il nord con roventi polemiche sia per i fatturati letteralmente 'esplosi' della cooperativa che per le condizioni difficilissime in cui vivevano gli ospiti dell'accoglienza, si gioca gran parte dell'inchiesta.
Comuni attenti ma con i conti al sicuro
A seguire la vicenda ci sono ovviamente anche i comuni della bassa padovana ed i loro cittadini, più che altro per la necessità di capire dove siano finiti i soldi delle bollette pagate dagli utenti visto che di certo non sono andate nelle casse delle aziende che lavoravano per Padova Tre: le altre imprese che gestivano l'appalto assieme a Padova Tre erano infatti la S.e.s.a. di Este e la De Vizia di Avellino che alla fine hanno dovuto rinunciare a cifre importanti di crediti vantati verso Padova tre per evitare che questa massa di debiti si riversasse sui bilanci dei comuni, molti dei quali a rischio default.
La vicenda è appena cominciata ma quella che si sta scrivendo nelle aule del palazzo di giustizia di Rovigo è, volenti o nolenti, una pagina della storia di questo territorio.