Per la prima volta sul territorio italiano è stata eseguita una donazione di organi a cuore fermo in ambito pediatrico ed è avvenuta nell’Azienda Ospedale-Università di Padova.
La storia di Vladyslav
Il piccolo donatore è stato Vladyslav Malamen, aveva 6 anni ed è deceduto per via di un incidente stradale a Santa Maria di Sala, a Venezia. I genitori lo avevano portato con loro per sfuggire alla guerra da Odessa, e, una volta morto, hanno deciso di donare i suoi organi.
Di fatto, il piccolo Vladyslav è riuscito a salvare altri tre bambini: due di Padova e uno proveniente da fuori Regione, a cui ha donato fegato e reni.
L’operazione per asportarli è iniziata 20 minuti dopo che il cuore ha smesso di battere, come previsto dalla legge, e poi, grazie a un macchinario esterno, hanno perfuso gli organi per evitare di danneggiarli lasciandoli senza ossigeno.
Prima donazione pediatrica a cuore fermo in Italia
In particolare, questa tecnica è stata perfezionata dal professore Gino Gerosa, direttore dell’Uoc Cardiochirurgia, e prevede la rimozione dei supporti vitali esterni fino allo spegnimento del paziente, dal quale poi saranno esportati gli organi.
Solitamente non si usa questa tecnica, ma ci si basa sui criteri neurologici. Tuttavia, Vladyslav aveva una lesione al cranio, per cui i test non sarebbero stati precisi e perciò hanno proceduto con la donazione per arresto cardiocircolatorio (DCD).
Come si può leggere nel post:
“Ciò è stato possibile grazie all’intenso lavoro del Coordinamento Trapianti dell’Azienda, diretto dal dott. Demetrio Pittarello, in collaborazione con la Terapia Intensiva Pediatrica diretta dalla dott.ssa Angela Amigoni, con la Cardiochirurgia Pediatrica diretta dal prof. Vladimiro Vida, con la Chirurgia dei Trapianti di Fegato diretta dal prof. Umberto Cillo, con la Chirurgia dei Trapianti di Rene e Pancreas diretta dalla prof.ssa Lucrezia Furian, con la Chirurgia Pediatrica diretta dal prof.ssa Patrizia Dall’Igna”.
È la prima volta che la DCD viene sperimentata in ambito pediatrico, visto che il precedente tentativo su un minore era su un 17enne. Di fatto, è proprio la giovanissima età del donatore a rendere questo intervento speciale che, grazie al consenso dei genitori, ha permesso di salvare altri tre bambini.