Guardia di Finanza

Maxi truffa ai fondi europei per l’agricoltura, sequestri per 17 milioni e 48 indagati: coinvolti anche due padovani

Il raggiro è riuscito nel corso degli anni grazie alle aziende "di comodo" che coprivano le spalle agli agricoltori

Maxi truffa ai fondi europei per l’agricoltura, sequestri per 17 milioni e 48 indagati: coinvolti anche due padovani

La Guardia di Finanza di Padova ha scoperto una truffa presumibilmente creata da due padovani che, sfruttando i fondi europei, potevano accedere al mercato con prezzi più competitivi rispetto alla concorrenza.

Due padovani dietro una truffa ai fondi agricoli europei

In particolare, come riporta il comunicato stampa condiviso dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Padova, che è stato condiviso nella giornata di martedì 7 ottobre 2025, sarebbero coinvolti in 48 imprenditori agricoli. Di fatto, erano riusciti a creare un sistema di frode che, dal 2017 al 2022, gli ha permesso di ottenere indebitamente i contributi del Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (F.E.A.G.A.) per un totale di oltre 20 milioni di euro.

Le indagini sono iniziate nel 2021 e hanno visto la collaborazione con: con i Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Macerata e Rieti, le Sezioni Aeree della Guardia di Finanza di Pratica di Mare e di Pescara, nonché con il Nucleo Investigativo Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (N.I.P.A.A.F.) dell’Arma dei Carabinieri di Rieti.

Grazie a perquisizioni, intercettazioni telefoniche, accertamenti bancari, acquisizioni documentali presso le Aziende Sanitarie di diverse Regioni, sorvoli aerei e appostamenti, le Fiamme Gialle hanno scoperto che, tra il 2017 e il 2022, gli agricoltori avevano indebitamente ottenuto fondi dagli organismi nazionali come: A.G.E.A., A.V.E.P.A., A.R.P.E.A. e Regione Lombardia.

La truffa

Gli indagati sono stati identificati come residenti nelle province di Vicenza, Padova, Rovigo, Treviso, Verona, Venezia, oltre ad alcuni provenienti da: Ascoli Piceno, Brescia, L’Aquila, Macerata, Mantova, Perugia, Teramo, Rieti e Torino.

In particolare, un caso ha visto come protagonista un’azienda padovana che, attraverso altre aziende “di comodo” sparse tra Veneto, Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria, appariva agli occhi dello Stato come dodici aziende separate. In questo modo, riusciva a ignorare il tetto massimo fissato per gli aiuti alle singole aziende, che è di 500mila euro annui.

Un’altra pratica sfruttata per ottenere soldi indebitamente è stata quella del pascolamento svolto da terzi. Di fatto, nonostante ne sia vietato l’utilizzo dal 2015, affidavano il pascolo a soggetti terzi, o almeno così era sulla carta, per poter ottenere maggiori contributi. Di fatto, le indagini ha scoperto che erano i due padovani a pascolare il bestiame, riuscendo così a ottenere vantaggi economici attraverso l’incasso dei canoni di locazione destinati al pascolo, concessi a prezzi inferiori a quelli di mercato.

Inoltre, le Fiamme Gialle hanno scoperto che molti degli imprenditori agricoli, in possesso di titoli P.A.C. inutilizzati, si affidavano a due padovani per ottenere formalmente terreni, bestiame, pastori, stalle e veterinari, oltre a servizi sanitari e amministrativi. In questo modo, potevano rispettare i prerequisiti per presentare la domanda di pagamento dei contributi.

 

Danno complessivo da 32,1 milioni di euro

A seguito delle indagini, la Procura Europea di Venezia ha chiesto e ottenuto il sequestro di ben 17,2 milioni di euro. Per di più, anche il Tribunale di Padova ha emesso un decreto per il sequestro della stessa cifra, nonché un provvedimento per il sequestro preventivo che impedisca il trasferimento o l’utilizzo di titoli di pagamento per un valore di 4 milioni di euro, notificato ad A.G.E.A.

Tutti gli indagati sono stati segnati alla Procura Regionale della Corte dei Conti del Veneto per un danno complessivo di 32,1 milioni di euro, tutti derivanti dalle condotte fraudolente mantenute negli anni. L’operazione dei finanzieri ha permesso di smascherare e recuperare i soldi di questa truffa, oltre a perseguire penalmente e fiscalmente gli agricoltori.

Di fatto, con questa strategia riuscivano ad avvantaggiarsi e a tenere dei prezzi più competitivi rispetto a chi segue le leggi e le regole, danneggiando anche le casse dell’UE.