La furia dei banditi "in diretta": sfondano il cancello con furgone e poi rubano bici costose
Si tratta di due moldavi di 22 e 23 anni residenti in provincia di Padova e di un serbo 43enne di Breganze in provincia di Vicenza. Hanno razziato anche a Verona, Treviso, Bergamo, Brescia, Varese e Reggio Emilia...
Avevano sempre un piano ben preciso. Non lasciavano nulla al caso: sfondavano il cancello con un furgone, poi in pochi secondi ripulivano i negozi (o i garage di qualche abitazione) portando via biciclette di pregio. Tantissimi gli episodi contestati ai tre arrestati che hanno "lavorato" con altri 7 indagati.
La furia dei banditi in diretta: sfondano il cancello con furgone e poi rubano bici costose
A conclusione di un'attività di indagine condotta sotto la direzione della Procura della Repubblica patavina, la Squadra Mobile della Questura di Padova ha eseguito una misura cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari nei confronti di due moldavi, di 22 e 23 anni, entrambi dimoranti in provincia di Padova (destinatari rispettivamente della misura in carcere e del divieto di dimora nella Regione Veneto), e di un serbo di 43 anni di Breganze (Vi) (destinatario della misura dell'Obbligo di dimora nel comune di residenza), componenti di un gruppo costituito da un maggior numero di soggetti, quasi tutti di nazionalità moldava (in tutto dieci i soggetti individuati ed indagati nei cui confronti sono stati raccolti elementi indiziari) dediti stabilmente a furti in abitazione (con effrazione dei basculanti di box e garage), e soprattutto di furti messi in atto con la tecnica della "spaccata" ai danni di negozi di rivendita di biciclette di alta gamma (oltre 25 gli episodi contestati). Soggetti "trasfertisti”, giunti appositamente nel territorio nazionale, permanendovi poche settimane col solo fine di commettere i reati predatori.
Agli indagati attinti dalla misura emessa dall’A.G. patavina vengono contestati a vario titolo diverse ipotesi di furto, ricettazione e riciclaggio, costituenti una parte del totale dei furti complessivamente ricostruiti e commessi anche dai restanti indagati, tra il dicembre 2021 ed il maggio 2022, nelle province di Padova, Verona, Treviso, Bergamo, Brescia, Varese e Reggio Emilia, con danni ammontanti a diverse centinaia di migliaia di euro.
Con un sistema ben collaudato, il gruppo di indagati, in concorso pure con altri soggetti, la maggior parte dei quali comunque individuati e compiutamente identificati, sceglievano accuratamente gli obiettivi da colpire; da una parte i garage di pertinenza delle abitazioni private (individuati attraverso il monitoraggio delle piattaforme on-line dedicate ove gli appassionati condividono i percorsi effettuati in sella alle loro bici, consentendo ai malintenzionati di risalire con buona approssimazione ai luoghi di partenza o rientro), dall'altro i negozi di rivendita di bici di alta gamma, di cui venivano nottetempo sfondate le vetrine impiegando come "arieti" veicoli rubati.
Centinaia di bici di varie marche (Giant, Deda, Specialized, Byasi, Exustar, S-Works, Yeti, Trek, Scott, Cube), con danni patrimoniali di rilevante gravità.
L'indagine è stata avviata dopo che il 10 febbraio 2022 la Squadra Mobile di Padova, eseguendo un provvedimento di arresto provvisorio emesso dalla Autorità Giudiziaria moldava, ed individuata a Selvazzano Dentro l'abitazione ove si sospettava venisse “ospitato” il destinatario del mandato di arresto, rinveniva numerose biciclette sportive, sia integre che smontate, dal valore economico di circa 60.000 euro.
Molte delle biciclette erano già state smontate, separando i telai dalle ruote e dai manubri e i vari componenti erano stati "impacchettati" in pesanti sacchi di cellophane nero, in maniera tale da far supporre che dovessero essere trasportate da lì a breve in altro luogo.
Le bici sarebbero risultate infatti provento di numerosi furti in abitazione; nello specifico furti portati a segno in ore notturne mediante effrazioni di box e garage di abitazioni private, commessi nei giomi precedenti in diverse province del Veneto (tutte le biciclette sono state restituite dalla stessa Polizia alle parti lese).
L'indagine da parte dei poliziotti è proseguita con l'analisi delle memorie dei telefoni cellulari del catturato e del connazionale che lo aveva ospitato (il 22enne odierno destinatario della misura in carcere). Si appurava così che costui aveva ricettato numerose altre biciclette compendio di furto e partecipato anche ad alcuni furti in abitazione.
L'uomo aveva inviato via Whatsapp numerose immagini di biciclette compendio di furto (corredate di vere e proprie proposte di acquisto) ad un 43enne serbo abitante in provincia di Vicenza (odierno destinatario della misura dell'obbligo di dimora). Le fotografie rilevate nella memoria del telefono riportavano la data e ľora dello scatto e, in qualche caso, anche la localizzazione del telefono nel momento in cui era stato effettuato (quasi tutte scattate a poche ore dai furti, nel garage corrispondente all'abitazione ove i poliziotti avevano rintracciato il ricercato).
D'intesa con la Procura è stata avviata un’indagine di più ampio respiro, anche mediante intercettazioni telefoniche e ambientali, che ha portato ben presto ad attribuire ai 10 indagati numerosi altri episodi criminosi della medesima specie, tutti commessi nelle regioni del Nord.
Il 13 maggio 2022, all' uscita del casello autostradale di Padova Ovest, in occasione di un controllo operato dagli stessi investigatori della Squadra Mobile, il 43enne serbo veniva sorpreso a trasportate sul suo mezzo 10 biciclette, tutte provento di furti, e per tale motivo arrestato in flagranza del reato di riciclaggio.
Le biciclette erano risultate provento di furti commessi tra il marzo ed il maggio 2022, in Resana (TV), Villa D'Alme' (BG), Pastrengo (VR), Mazzano (BS), Lazise (VR), Montebelluna (TV), e Castelnovo di Sotto (RE).
Analizzato anche il telefono del ricettatore, i poliziotti della Squadra Mobile sono risaliti a numerose "chat" incentrate su trattative per la vendita di biciclette provento di furti, con la successiva indicazione del luogo ove le stesse erano state momentaneamente custodite. L'acquisto dei velocipedi di valore veniva di fatto accordato ad un prezzo nettamente inferiore a quello di mercato. Ancora più evidente risultava a quel punto il ruolo di ricettatore del 43enne serbo.
Da qui l'intercettazione dell'utenza telefonica e l'installazione sul suo furgone di un sistema di localizzazione satellitare, che consentiva di appurare come il mezzo venisse mantenuto parcheggiato a Breganze (VI), nelle pertinenze della sua abitazione, ed utilizzato esclusivamente per recarsi nei luoghi indicatigli dagli altri indagati allo scopo di prelevare le biciclette provento di furto; bici che venivano poi trasportate presso la sua abitazione e custodite all'intemo dell' annesso garage, prima di essere smontate e confezionate in grandi sacchi di cellophane neri, quindi esportate in Serbia.
Ad essere utili sono state poi le immagini ricavate dalle telecamere di videosorveglianza di alcuni negozi depredati, che hanno consentito di individuare meglio e poi identificare buona parte degli autori delle "spaccate".
Queste ultime venivano compiute utilizzando mezzi furgonati o crossover in precedenza rubati, con danni patrimoniali di rilevante gravità (tra il valore delle bici asportate ed i danni arrecati ai negozi), ogni volta per decine e decine di migliaia di euro (in un caso 75.000 euro).
Per i restanti 7 indagati, ovvero per gli ulteriori episodi commessi nelle restanti, citate province del Nord, il Gip di Padova si è dichiarato incompetente, disponendo la trasmissione degli atti alle diverse Procure, cui è rinviata la valutazione delle prove raccolte e la possibile richiesta di misure cautelari anche nei confronti dei restanti responsabili.