Le motivazioni

La Cassazione su Walter Onichini: "Reazione indiscriminata, non c'era pericolo"

Sconfessata nelle motivazioni della sentenza anche l'ipotesi della legittima difesa putativa: reazione sproporzionata all'azione.

La Cassazione su Walter Onichini: "Reazione indiscriminata, non c'era pericolo"
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Le motivazioni che hanno reso definitiva la condanna del macellaio padovano non lasciano spazio a dubbi.

La Cassazione su Walter Onichini: "Reazione indiscriminata, non c'era pericolo"

L'accorato appello della moglie di Walter Onichini, Sara Scolaro, che ha chiesto al presidente della Repubblica la grazia per suo marito, ora in carcere a Padova (dove è stato trasferito da Venezia a seguito delle minacce di morte che avevano fatto temere per la sua incolumità), si scontra con le motivazioni della Cassazione pubblicate nel settembre scorso, con cui è stato respinto il ricorso  presentato dal difensore del macellaio padovano.

In sostanza la Suprema Corte ha messo nero su bianco che, quando sparò al ladro quella notte, Onichini non era realmente in pericolo di vita, né stava pensando al figlio in eventuale pericolo. La vicenda è nota: la notte del 22 luglio 2013, con altri complici, il ladro albanese Elson Ndreca, si era introdotto in casa del 41enne sottraendo dei soldi e aveva infine tentato di rubargli l'auto parcheggiata in cortile.

Poi quello sparo, che ferì il malvivente lasciandolo esanime a terra. A quel punto Onichini, anziché denunciare l'incresciosa vicenda alle autorità competenti, caricò proprio in auto l'albanese abbandonandolo per strada in un luogo isolato.

"Reazione indiscriminata"

Nelle 17 pagine  della sentenza, che ha messo una pietra tombale sulla condanna (ora definitiva) a quattro anni e 11 mesi per tentato omicidio inflitta al macellaio padovano, viene sconfessata anche la tesi della legittima difesa putativa (di recente introduzione), che rende non punibile chi si difenda da un attacco deliberato a sé, ai propri affetti e alle proprie cose. Non è applicabile al caso Onichini, ha sostenuto la Corte, giudicando la reazione dello stesso "indiscriminata". E' mancata comunque, tradotto, una proporzione tra azione e reazione.

Stesso discorso per il figlio: il pericolo non c'era. Il ladro, dopo il primo colpo sparato dal 41enne, era praticamente in fuga e non c'era il concreto rischio di un rapimento del piccolo di pochi mesi. Resta, certo, l'amarezza per la sorte del ladro, condannato ma latitante. Non abbastanza per una revisione della pena per chi gli sparò.

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