Kosovaro appena uscito dal carcere Due Palazzi, sequestra una 37enne con una scusa e poi la violenta
Il pluripregiudicato adesca una 37enne con una scusa, la minaccia con una pistola e la violenta sessualmente in un appartamento disabitato

Ieri mattina, lunedì 14 aprile 2025, i poliziotti della Squadra Mobile di Padova hanno fermato un cittadino kosovaro di 36 anni, irregolare e pluripregiudicato che il sabato precedente aveva sequestrato e violentato sessualmente una donna albanese di 37anni che nel primo pomeriggio era poi riuscita a liberarsi e chiamare il “113”.
Una mattinata di violenze
Secondo quanto riferito dalla donna, nelle prima mattinata di sabato 12 aprile, aveva ricevuto la telefonata di un kosovaro che le diceva di avere notizie di suo figlio da comunicare con urgenza e che pertanto uscisse di casa. Una volta in strada, questi le aveva mostrato la pistola che portava alla cintura dei pantaloni e la costringeva a seguirlo in un appartamento in zona Palestro, dove si trattenevano fino le 10 circa.
Poi l’uomo costringeva la vittima, preoccupata per la sorte del figlio, a seguirlo poco distante in un secondo appartamento disabitato dove lui consumava ripetutamente cocaina e la costringeva, sotto minaccia della pistola, a ripetuti rapporti sessuali per circa due ore.
Quando intorno alla 13 la donna riceveva alcune chiamate da parte del figlio, rendendosi conto che quello non era affatto in pericolo, trovava la forza per liberarsi e fuggire in strada dove chiedeva aiuto ad un passante.
La Volante sopraggiunta la accompagnava all’ospedale dove gli accertamenti medici confermavano le violenze subite.
Le indagini
Scattavano immediate le indagini e, data la gravità dei reati, veniva informata la Procura della Repubblica di Padova la quale assumeva il coordinamento dell'operazione organizzando ripetuti sopralluoghi fino ad individuare nella giornata di domenica l’appartamento dove il ricercato aveva cercato riparo e dove, infatti, veniva arrestato all'alba di ieri mentre stava ancora dormendo.
Identificato in Questura, il kosovaro è risultato controllato più volte dal 2012 ed irregolare in Italia dove ha collezionato numerosi precedenti penali e condanne per furti, resistenza a pubblico ufficiale e reati in materia di immigrazione clandestina. Peraltro, era stato scarcerato proprio venerdì 11 aprile, dal carcere “Due Palazzi” dove, da ottobre 2024, stava scontando una condanna a 10 mesi di reclusione per reati contro il patrimonio.
Il rientro in prigione
Tutto quanto sopra accertato, essendo emersi gravi indizi in ordine ai reati di sequestro di persona e violenza sessuale aggravata, il 36enne è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria e riportato in carcere a disposizione della Procura della Repubblica di Padova.
Anche il Presidente di Regione Veneto Luca Zaia ha commentato la vicenda con queste parole:
"Ci troviamo ancora una volta davanti a un episodio di violenza inaudita e intollerabile ai danni di una donna. Un fatto gravissimo, che lascia sgomenti e che merita la più ferma condanna. In Veneto non può e non deve esserci alcuno spazio per chi si rende responsabile di crimini così efferati. Ringrazio con profonda riconoscenza gli uomini e le donne della Questura di Padova, in particolare della Squadra Mobile, e il Questore Marco Odorisio per l’efficacia e la tempestività dell’intervento che ha portato all’individuazione e al fermo di un soggetto gravemente indiziato di sequestro di persona e violenza sessuale.
In attesa di quelli che saranno gli esiti giudiziari – aggiunge il Presidente – non possiamo che ribadire un principio fondamentale: ogni episodio di violenza sulle donne deve essere denunciato, raccontato, perseguito e represso con assoluta fermezza, applicando, laddove riconosciuta la colpevolezza, le pene massime previste dalla legge. E, soprattutto, soggetti come quello oggi fermato, spesso recidivi, vanno controllati con il massimo rigore anche al termine della condanna, che auspichiamo la più severa possibile, per tutelare la sicurezza collettiva. Alla luce dei precedenti penali, anche il perché fosse ancora libero di muoversi e delinquere nel nostro Paese pone molti interrogativi.
Una donna, sola, è stata minacciata con una pistola, ingannata facendo leva sulla paura per il figlio, e poi sottoposta a ore di violenze. È una vicenda che scuote le coscienze e che non può lasciare indifferenti. È nostro dovere come istituzioni essere accanto alle vittime, far sentire loro che non sono sole, e garantire che episodi del genere non vengano mai minimizzati o ignorati. In Veneto – conclude Zaia – non tollereremo mai chi tenta di spezzare con la violenza la libertà e la dignità di una donna. Mai".