Ad Abano Terme

Femminicidio Nicoleta Rotaru, le avvocate della 37enne hanno insistito per esaminare il suo cellulare

La famiglia della vittima non aveva mai creduto che potesse togliersi la vita. Erik Zorzi, accusato di omicidio, a breve dovrebbe incontrare la sua legale

Femminicidio Nicoleta Rotaru, le avvocate della 37enne hanno insistito per esaminare il suo cellulare
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Proseguono le indagini sul femminicidio di Nicoleta Rotaru, 37enne uccisa dall'ex fidanzato Erik Zorzi il 2 agosto del 2023 ad Abano Terme. I nuovi elementi emersi dal cellulare della vittima sono stati resi noti grazie al lavoro delle avvocate della vittima: è proprio dalle registrazioni conservate nello smartphone che il 42enne è uscito allo scoperto.

Femminicidio Rotaru, le avvocate: "esaminate il cellulare"

La svolta nelle indagini a sette mesi dalla morte di Nicoleta Rotaru è arrivata grazie al lavoro delle avocate a cui si è rivolta Eugenia Rotaru, la madre della 37enne uccisa la notte del 2 agosto 2023 ad Abano Terme dall'ex fidanzato.

Sono state Roberta Cerchiaro e Tatiana Veja ad insistere affinché venisse analizzato il cellulare di Nicoleta, custodito dai carabinieri. Solleciti continui al pubblico ministero Maria Ignazia D'Arpa e richieste di copia forense, perché la famiglia della vittima non ha mai creduto che lei potesse togliersi la vita.

Quei solleciti hanno portato un perito ad ascoltare e analizzare gli oltre mille audio dello smartphone della vittima, fino a scoprire quello con le lunghe ore della notte della morte della 37enne e alla svolta nella vicenda.

Erik Zorzi

La notte del 2 agosto 2023

. E' l'alba di mercoledì 2 agosto 2023 quando Erik Zorzi, 42enne camionista di Abano Terme, chiama il 112.

"Mia moglie è chiusa in bagno e non risponde, temo che sia morta", dice al telefono.

Arrivano sul posto gli operatori dell'ambulanza e sfondano la porta (particolare importantissimo, senza fare troppa fatica): il corpo della 37enne è a terra, privo di vita, con una cintura stretta intorno al collo.

Lo scenario è quello di un gesto estremo. Lei chiusa all'interno del bagno (cieco, senza finestre) con un piccolo chiavistello scorrevole, nessun segno di effrazione, la cintura attorno al collo e i segni da soffocamento presumibilmente riconducibili proprio alla cinta. Anche il medico legale conferma l'ipotesi.

Nicoleta Rotaru

Ma alcuni particolari non tornano. Quella porta, appunto. I Carabinieri, intervenuti per i rilievi, ascoltano la testimonianza dei soccorritori, che raccontano come sia stato estremamente facile fare pressione per far cadere il pannello centrale in legno. Come se fosse stato tolto e poi riattaccato.

In più, i Carabinieri conoscono la famiglia, dato che più volte erano stati chiamati per urla e liti, prima che la coppia si separasse.

Alcuni vicini poi raccontano che stava per partire per le vacanze con le figlie e al ritorno sarebbe stata assunta al lavoro a tempo indeterminato: non certo una situazione che possa pensare di portare a togliersi la vita.

Il delitto registrato al telefono

Tanti piccoli pezzi, che però non compongono un puzzle così definito da poter accusare Zorzi del delitto. A questo, però, ci ha pensato proprio Nicoleta.

Quella sera infatti in casa si respirava un'aria particolarmente tesa. E lei - lo aveva già fatto altre volte per documentare le violenze subite - ha acceso il registratore del telefono cellulare appoggiandolo sul comodino del letto. 

Lo smartphone registra tutto ciò che accade: la lite, le minacce, il suono della fibbia della cintura che tintinna, i lavori per smontare e montare il pannello della porta. "Suoni compatibili con un'azione omicidiaria", come scrivono gli inquirenti dopo aver ascoltato la registrazione.

Il telefono in un primo momento si era scaricato ed era stato poi riattivato dai periti per cercare un messaggio d'addio o qualcosa che provasse il suicidio di Nicoleta. Invece hanno trovato l'agghiacciante sequenza del suo delitto.

Zorzi dunque comparirà davanti al giudice per l’udienza preliminare il 17 settembre prossimo con l’accusa di omicidio aggravato.

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