Femminicidio di Tombolo: confermata la condanna in appello per la morte di Liliana
Il legale di Youssef aveva provato a far ricorso per un vizio procedurale, ma senza successo, e adesso gli è stata confermata la condanna

È stata confermata la condanna in appello per Youssef Moulay Mahid, responsabile del femminicidio di Liliana Cojita, avvenuto il 20 settembre 2023 a Tombolo.
Femminicidio di Liliana
Liliana abitava in contrada Vittorio Veneto assieme a un italiano e due stranieri: un cinese e Youssef Moulay Mahid, 49enne marocchino, con cui aveva una relazione. La vittima, 55enne, si era trasferita in Italia dalla Romania per stare vicina alla sorella che aveva problemi di salute.
Tra i due era iniziata una relazione che però è sempre stata tossica e conflittuale che però si concluse dopo mesi di convivenza.
La confessione
La mattina del 21 settembre 2025, Mahid si recò spontaneamente alla caserma dei Carabinieri di Tombolo per confessare quello che aveva fatto. Come ha raccontato ai militari, in un'ondata di gelosia, nata per un sospetto di tradimento da parte di Liliana, ha perso il controllo e l'ha spinta per terra. Successivamente, l'ha schiacciata sul pavimento con il suo peso corporeo mentre le teneva un cuscino sul volto, soffocandola.
Ai Carabinieri, il giorno della confessione disse:
"Ho ucciso una donna, è nell'appartamento. Non so cosa mi sia successo, abbiamo litigato e ho perso la testa".
Il processo
Durante il processo, il pubblico ministero Roberto D'Angelo aveva chiesto 24 anni di reclusione, ma la Corte ha optato per una pena da 19 anni in carcere. Inoltre, gli era stato riconosciuto anche un risarcimento di 15mila euro per la figlia della vittima.
Tuttavia, al tempo ci fu un po' di tensione poiché il legale di Mahid, Corrado Perseghin, presentò ricorso in Cassazione per un vizio procedurale. Di fatto, è andato molto vicino alla scarcerazione dalla casa circondariale Due Palazzi, tuttavia hanno poi rinunciato perché, secondo quanto affermato dall'avvocato Perseghin:
"Era stato notificato al difensore sbagliato, ma non avevamo nessuna intenzione di far perdere tempo a tutti e così abbiamo rinunciato, sperando che potesse favorire una riqualificazione del caso".
Successivamente, l'avvocato e il suo cliente hanno provato a impugnare il caso in appello, chiedendo a un altro giudice di riesaminare il caso, ma sfortunatamente per loro la riqualificazione non è andata a buon fine, rimanendo omicidio preterintenzionale.
Secondo quanto affermato dall'avvocato, assieme all'imputato proverà a ricorre in Cassazione, ma per il momento la condanna è stata confermata a 19 anni di reclusione.