Emergono nuovi dettagli

Femminicidio di Montecchio, l'inquietante "precedente" di Turrin: chi era l'assassino padovano

L'uomo, qualche anno fa, era balzato agli onori della cronaca per un colpo partito "accidentalmente" dalla pistola mentre si trovava in auto con una ragazza.

Femminicidio di Montecchio, l'inquietante "precedente" di Turrin: chi era l'assassino padovano
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Braccato da Polizia e Carabinieri, il padovano 38enne Marco Turrin, l'assassino della vicentina Alessandra Zorzin, si è puntato la pistola d'ordinanza (era una guardia giurata) alla testa e ha esploso un colpo togliendosi la vita. Gli avevano dato la caccia per una mezza giornata, le Forze dell'ordine, subito dopo la scoperta del cadavere da parte del marito della ragazza, che al momento dell'omicidio non era a casa con la moglie. L'uomo si trovava a casa dei genitori per pranzare e la figlia era all'asilo.

Femminicidio di Montecchio, un'altra vita spezzata

Aveva solo 21 anni, una figlia che avrebbe compiuto tre anni, una carriera come parrucchiera, una vita, insomma davanti. Vita che però le è stata strappata ieri all'ora di pranzo, come racconta Prima Vicenza, per volontà di un uomo, il 38enne Marco Turrin che in quel momento si trovava nella sua abitazione. Una frequentazione, quella di Turrin nella casa della vittima, che sembra nelle ultime settimane fosse consolidata come confermato da alcuni vicini, che spesso avevano notato l'auto dell'assassino in zona.

Il cadavere scoperto dal marito

Il femminicidio, l'ennesimo (nel vicentino si è consumato solo pochi giorni dopo quello che ha visto come vittima Rita Amenze a Noventa) è stato scoperto dal marito Marco Ghiotto, giunto sul posto perché allertato dai residenti. Residenti che non appena avevano udito il colpo secco e atroce dell'arma da fuoco, avevano tentato, invano, di accedere all'appartamento della ragazza. Ma solo all'arrivo del marito Ghiotto è stato possibile verificare cosa fosse successo: la moglie è stata trovata sfigurata a causa del proiettile che l'ha centrata in pieno volto, stesa sul letto.

La vittima conosceva l'assassino

A dare forza alla versione secondo cui l'assassino Turrin conoscesse bene la vittima, ci sarebbe un altro dettaglio: l'uomo sarebbe entrato nell'abitazione senza alcuna esitazione, la vittima, in sostanza gli avrebbe aperto e una volta consumato l'omicidio il killer sarebbe salito in auto come se nulla fosse accaduto, camminando con un'andatura tranquilla. Quello che è successo dopo è noto: l'uomo ha tentato la fuga e una volta braccato dalle Forze dell'ordine si è sparato.

Chi era Marco Turrin

Impossibile al momento stabilire se ci sia un movente passionale dietro l'efferato omicidio consumato ieri, mercoledì 16 settembre 2021 a Valdimolino, una frazione di Montecchio Maggiore. Ma si sta cercando di ricostruire il passato di Turrin per tentare di capire il motivo di tale gesto. Il 38enne risiedeva a Vigodarzere in provincia di Padova insieme alla moglie Milena e al padre Adriano. Lì, nel quartiere in cui viveva (e dove era cresciuto) era conosciuto come una persona gentile e tranquilla, tornato in provincia di Padova dopo qualche anno vissuto altrove.

Ascoltati parenti e amici

Gli inquirenti nelle scorse ore hanno sequestrato diversi oggetti di proprietà del 38enne, e hanno ascoltato alcuni amici e parenti, per capire quale fosse il legame con la parrucchiera uccisa 12 ore prima. Quanto si sa di Turrin, però, è poco: i vicini di casa hanno preferito di non parlare. Di certo aveva frequentato le scuole dell'obbligo a Vigodarzere e poi, dopo la maturità aveva iniziato a lavorare subito come guardia giurata. Un mestiere di cui era contento, che l'aveva portato a girare in tutto il Veneto, sempre con la sua pistola d'ordinanza, quella poi usata mercoledì per uccidere la giovane mamma.

Lo strano precedente

Turrin era già noto alle cronache locali. In passato, infatti, era finito sotto i riflettori per una vicenda definita, anche dagli inquirenti, come strana. Nel 2005, infatti, l'allora 23enne si trovava a bordo della sua autovettura in compagnia di una fidanzata, in una delle vie centrali di Albignasego, un comune a Sud di Padova. A quel punto si verificò un fatto bizzarro: partì accidentalmente un colpo dalla sua pistola di ordinanza, che lo ferì di striscio a una gamba.

Una tragedia sfiorata, sulla quale gli inquirenti avevano indagato ma senza mai credere troppo alla versione fornita. E cioè che lui avesse preso in mano l'arma sicuro di aver inserito la sicura. Ma che poi fosse partito il colpo. In realtà alle Forze dell'ordine è sempre sembrata più credibile la versione che fosse stata la ragazza a impugnare la pistola appoggiata senza sicura vicino al sedile.

Il commento dell'assessore ai Servizi sociali di Vicenza

“A nome dell’amministrazione comunale di Vicenza – dichiara l’assessore alla politiche sociali del Comune di Vicenza Matteo Tosetto - esprimo solidarietà nei confronti delle famiglie delle donne vittime di femminicidio a Noventa Vicentina e a Montecchio Maggiore. Questi drammatici episodi sono una conferma di quello che stiamo riscontrando da oltre un anno a questa parte anche a causa del Covid: la convivenza forzata e prolungata ha comportato un deciso aumento delle prese in carico da parte dei servizi sociali comunali di donne vittime di violenze domestiche.

L’attenzione da parte nostra è sempre stata massima e stiamo lavorando per individuare all’interno del bilancio comunale ulteriori fondi per creare una nuova e più ampia sede del Centro Antiviolenza (CeAv), adesso operante in stradella dei Cappuccini 67, che ci consenta di fronteggiare con ancor maggiore forza l’aumento importante delle segnalazioni e dei casi di violenza. Sottolineo il costante lavoro svolto da operatrici professionalmente preparate dell'associazione "Donna chiama Donna" , a cui è affidata la gestione del centro, e la convenzione che vede il Comune di Vicenza come capofila, sottoscritta lo scorso dicembre da tutti i Comuni dell’Aulss 8 berica per il funzionamento del Centro Antiviolenza.

Come ente capofila, Vicenza porterà all'attenzione di tutti i Comuni la necessità di incrementare il finanziamento a sostegno non solo del Centro Antiviolenza ma anche dei servizi rivolti alla prevenzione. Purtroppo queste due vittime non si erano rivolte al CeAv, voglio ricordare che il servizio risponde a tutte le donne in difficoltà al numero 0444 230402”.

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