False fatturazioni e indebite compensazioni di Iva fruttano sette denunce e sequestri per 4,8 milioni
Affittavano attrezzature inesistenti da ditte compiacenti e con l'Iva a credito compensavano i debiti Inps

Per false fatturazioni con relativo indebito recupero dell'Iva, la Procura della Repubblica di Rovigo tramite la Guardia di Finanza di Padova ed Este ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro per 4,8 milioni di euro.

A seguito di complesse indagini preliminari la Guardia di Finanza ha provveduto alla confisca di beni e disponibilità finanziarie per l'anzidetto importo, in capo a sette società della "bassa padovana" ed ai sette amministratori ritenuti responsabili di violazioni della normativa tributaria.
Cosa facevano?
Attraverso il meccanismo della false fatturazioni, avrebbero generato crediti Iva inesistenti che poi venivano utilizzati in compensazione a fronte di debiti previdenziali relativi ai propri dipendenti.
Il provvedimento è stato eseguito il 19 marzo 2025 ma rappresenta l’epilogo di una attività investigativa pertita da lontano, nei confronti di 7 società di capitali del settore edile e dei rispettivi rappresentanti legali a loro volta, a vario titolo imparentati.
14 milioni di fatture fittizie emesse da altri evasori
L'accusa sarebbe quella di utilizzo di fatture inesistenti per oltre 14 milioni di euro, emesse da società con sede nelle province di Crotone, Parma, Reggio Emilia, Verona le quali, peraltro, sono risultate evasori totali in quanto prive di quelle attrezzature che venivano fittiziamente noleggiate alle sette ditte padovane.
I versamenti Inps in compensazione Iva, sulla carta ne facevano dei contribuenti virtuosi
L’utilizzo del relativo fatturato, solo tra il 2019 al 2022, avrebbe generato un credito Iva di circa 2,5 milioni di euro, compensati con debiti contributivi Inps, talché dal punto di vista meramente cartolare, all'occorrenza le aziende potevano ottenere dall'Inps le Dichiarazioni Uniche di Regolarità Contributiva (Durc) utili, ad esempio, per concorrere a commesse della Pubblica Amministrazione.
I beni sequestrati
La scure del sequestro preventivo stabilito dal decreto, si è abbattuta su disponibilità finanziarie presenti sui conti correnti intestati alle persone fisiche e giuridiche indagate, su unità immobiliari, autovetture e altri beni mobili, fino alla concorrenza dell'ingiusto profitto quantificato sugli importi di Iva indebitamente detratta e compensata.

Quello dell'esposizione di crediti fittizi nei confronti dello stato, è un meccanismo truffaldino particolarmente odioso perché sottrae risorse che lo Stato destinerebbe ai fini pensionistici dei dipendenti. Non solo, non mettendo mano al portafoglio, le ditte denunciate alteravano il principio di libera concorrenza a danno degli onesti imprenditori.