Padova

Due incendi dolosi, mobilificio Casarotti in ginocchio, ma Axa non risarcisce

Risposta shock della compagnia “nata per proteggere” a Studio3A che assiste la “Fratelli Casarotti”, la quale peraltro doveva ottemperare a un’ordinanza urgente del Comune.

Due incendi dolosi, mobilificio Casarotti in ginocchio, ma Axa non risarcisce
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Due devastanti e inquietanti incendi dolosi in tre settimane, una stimata azienda familiare in ginocchio, i titolari, increduli e preoccupati per la stessa incolumità dei loro familiari e dipendenti, costretti a rimboccarsi le maniche e a chiedere prestiti alle banche per poter ripartire: unica speranza per rimettersi pienamente in piedi, l’assicurazione.

Detriti spostati

Ma anche stavolta la compagnia Axa, quella dei “Nati per proteggere” della pubblicità, risponde picche, adducendo l’ennesimo pretesto: assicurati “colpevoli” di aver “corrotto” i luoghi semplicemente per aver spostato di pochi metri i detriti per poter riprendere le lavorazioni e bonificare l’eternit, come peraltro imposto dall’Amministrazione comunale.

Vittima del nuovo caso di mala assicurazione il mobilificio “Fratelli Casarotti” di Masi, nel Padovano, balzato all’onore delle cronache la scorsa estate per una escalation di roghi. Il primo, la notte tra il 17 e 18 luglio 2020, si sviluppa nella parte sud del laboratorio all’interno del capannone della ditta, in via Settepertiche, distruggendola. Nessun dubbio sulla matrice dolosa, vengono rinvenute due bottiglie di plastica con materiale infiammabile e tre lastre di vetro di una finestra asportate, chiaro segno di effrazione.

Neanche il tempo per riprendersi dallo choc - i quattro soci, fratelli e cugini, non hanno mai ricevuto minacce, né in chiave personale né legate all’attività -, che la notte tra l’8 e il 9 agosto 2020 la storia si ripete e le fiamme fanno ancora più male: stavolta gli incendiari, penetrati all’interno sempre da una finestra, che viene rinvenuta manomessa, danno fuoco al furgone Fiat Iveco dell’azienda parcheggiato all’interno e carico di mobili che si sarebbero dovuti consegnare l’indomani a un cliente, prodotti (per un valore, solo questi, di 15mila euro) che vanno distrutti unitamente al mezzo, senza contare che poi il rogo si propaga al resto dell’opificio interessando anche strutture, copertura e attrezzature.

Danni ingenti

I danni causati dai due episodi sono ingenti, si parla di ben oltre i 250mila euro. E sulla scorta dei rapporti dei Vigili del Fuoco, accorsi da Rovigo e Abano per spegnere gli incendi, e della notizia di reato da parte dei carabinieri i Castelbaldo, a loro volta subito intervenuti, la Procura rodigina, attraverso il Pubblico Ministero, dott.ssa Maria Giulia Rizzo, apre un procedimento penale, ad ora contro ignoti, e dispone il sequestro del capannone.

I titolari, per essere assistiti, tramite la consulente legale Alessia Paccagnella, si rivolgono a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini. A settembre viene presentata e subito accolta un’istanza di dissequestro per dare modo all’azienda di riprendere a regime l’attività e, prima ancora, di procedere agli urgenti e peraltro imposti interventi di messa in sicurezza e bonifica dell’opificio: il Comune di Masi infatti emette un’ordinanza che dichiara il fabbricato parzialmente inagibile e prevede entro 60 giorni la messa in sicurezza della porzione del tetto in cemento amianto intaccata per evitare che vengano liberati ulteriori frammenti e fibre, tramite interventi di incapsulamento con idonee sostanze da parte di una ditta autorizzata.

Quantificare il danno

Studio3A, appena assunto il mandato, si rapporta immediatamente con la compagnia di assicurazione, Axa, con la quale i soci del mobilificio hanno stipulato una onerosa polizza multi-garanzia (il premio annuo, regolarmente pagato, è di 2.524 euro), prodotto assicurativo rivolto all’artigianato e alla piccola industria, che copre ovviamente anche i danni da incendio, compreso il caso di dolo: polizza che è attiva e operante. Resta soltanto da quantificare il danno in contraddittorio e da concordare con i periti della compagnia l’entità del risarcimento, di cui i titolari hanno disperato bisogno per finanziare tutti gli interventi necessari, per i quali hanno nel frattempo richiesto prestiti in banca.

Compagnia e periti che vengono subito informati del dissequestro e invitati ad effettuare i sopralluoghi del caso, ma i giorni passano, non si vede nessuno e l’azienda ha bisogno di riprendere a lavorare e di avviare i lavori di bonifica. Ergo, fermo restando che ad attestare l’esatto stato luoghi vi è un’ampia documentazione fotografica, i titolari si “permettono” soltanto di spostare i detriti all’esterno del capannone per poter liberare l’opificio. Non l’avessero mai fatto. Il 18 novembre Axa, in risposta ai solleciti di Studio3A, risponde che non accoglierà la richiesta di indennizzo. Motivo? Non potendo eccepire su nulla della polizza, la compagnia imputa ai suoi assicurati di aver “mutato i luoghi dei sinistri prima del sopralluogo del perito, violando in tal modo l’obbligo di conservazione delle tracce e dei residui dei sinistro”. Una risposta che lascia esterrefatti, a cui Studio3A ha già contro-dedotto con le opportune repliche e che, per cominciare, sarà inoltrata, con relativo reclamo, all’Ivass, l’Istituto di Vigilanza sulle assicurazioni, affinché la condotta dell’impresa assicuratrice venga sanzionata.

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