Blitz nei campi nomadi: sgominata gang dei furti in abitazione
L’attività investigativa è stata condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Venezia tra settembre 2018 e ottobre 2019.
Importante attività investigativa che ha permesso di individuare i responsabili di furti in abitazione e su automezzi in sosta.
L’operazione “Revenge”
Nelle province di Venezia, Verona, Piacenza e Rovigo, all’alba di questa mattina, martedì 12 maggio 2020, circa 100 Carabinieri del Comando Provinciale di Venezia e degli altri Comandi Provinciali interessati, con l’ausilio del 4° Battaglione “Veneto”, nonché del 14° Nucleo Elicotteri di Belluno e del Nucleo Cinofili di Torreglia (PD), stanno eseguendo 8 misure di custodia cautelare, di cui 6 in carcere e due agli arresti domiciliari, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Venezia, in accoglimento della richiesta della Procura lagunare, nei confronti di altrettanti soggetti di nazionalità italiana di etnia “Sinti” e di un marocchino.
In corso le perquisizioni domiciliari
I soggetti sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo, di “Associazione per delinquere”, “Furto aggravato”, “Ricettazione”, “Indebito utilizzo di carte di ì pagamento”, “Maltrattamenti in famiglia”, “Lesioni personali” e “Acquisto e vendita di arma con munizionamento”. In questo momento sono inoltre in corso le perquisizioni domiciliari a carico dei soggetti arrestati e di altre 15 persone, tutte italiane, indagate per i medesimi reati.
Operazione iniziata a settembre 2018
L’attività investigativa è stata condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Venezia tra settembre 2018 e ottobre 2019 su appartenenti a comunità sinti residenti a Cavarzere (VE), Mestre (VE) e Verona. Nello specifico l’operazione ha permesso di evidenziare gravi indizi di colpevolezza a carico degli arrestati per aver costituito un’associazione per delinquere dedita ai furti in abitazione e su automezzi in sosta, specie nei pressi di supermercati e cimiteri, delineando la responsabilità in ordine a oltre 100 fatti reato, commessi in numerose provincie di Veneto, Lombardia e Emilia Romagna, emergendo che nel periodo in esame vi sia stato un danno complessivo per oltre mezzo milione di euro ai danni delle vittime.
Tutto è partito dalla denuncia della convivente
Gli accertamenti, in particolare, scaturiscono dalla denuncia sporta dalla compagna convivente di un appartenente al sodalizio criminale, attualmente domiciliata presso un centro antiviolenza in sede protetta fuori dalla regione Veneto, per “maltrattamenti in famiglia” maturati nell’ambito della medesima comunità sinti, a seguito di reiterati episodi di violenza subiti dalla denunciante ad opera del coniuge e dei suoi suoceri, tutti e tre appartenenti all’associazione a delinquere, anche mentre la stessa versava in stato di gravidanza.
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