Epidemia

740 casi di pertosse a Padova nei primi cinque mesi del 2024, l'allarme del professor Baraldi alle mamme: "Vaccinate i bambini"

La patologia, che sembrava essere scomparsa in Italia, è tornata a farsi sentire: non riguarda solo i neonati, ma anche bambini in età scolare e anziani. L'unica difesa è il vaccino

740 casi di pertosse a Padova nei primi cinque mesi del 2024, l'allarme del professor Baraldi alle mamme: "Vaccinate i bambini"
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Una patologia che si riteneva essere scomparsa in Italia, ma che negli ultimi anni è tornata a farsi sentire con forza. Stiamo parlando della pertosse, malattia infettiva di origine batterica molto contagiosa a livello infantile. Sebbene in tutta la Penisola sia stato registrato un aumento considerevole dei casi, a Padova la situazione pare essere piuttosto delicata: nei primi cinque mesi del 2024, infatti, sono stati riscontrati 740 tamponi positivi alla pertosse.

Per il professor Eugenio Baraldi, direttore dell’Unità di Terapia intensiva neonatale e del Dipartimento universitario Salute della donna e del bambino, si tratta di un dato altissimo, motivo per il quale, al fine di smorzare la diffusione dell'epidemia, è fondamentale sensibilizzare le mamme in gravidanza a vaccinarsi.

Pertosse, casi in aumento in Italia: 740 positivi a Padova da inizio 2024

Come riportato dal portale Trend Sanità, nella passata stagione si è avuto un aumento dell'+800% di casi di bambini e neonati che hanno contratto la pertosse. Per quanto riguarda quella attuale, invece, lo stesso professor Eugenio Baraldi sottolinea che in Italia il numero di positivi è almeno dieci volte superiore rispetto alla stagione 2022-2023.

Tale incremento sarebbe dovuto alla diminuzione di vaccinazioni contro la pertosse, fattore che avrebbe favorito la diffusione della patologia negli ultimi anni. 740 casi a Padova nei primi cinque mesi del 2024, come riferito dal direttore dell’Unità di Terapia intensiva neonatale, è un dato altissimo e che riguarda non riguarda solo neonati, ma anche bambini in età scolare e anziani, specie se già sofferenti di malattie respiratorie come asma o bronchite. Addirittura nella nostra Penisola, sono quattro in tutto i casi di decessi di neonati da inizio 2024.

La pertosse è una patologia che colpisce soprattutto i neonati nei primi due mesi di vita. Per questo motivo, il professor Baraldi lancia l'allarme alle mamme, spronandole a vaccinare i loro piccoli. Per le donne incinte, invece, è fondamentale sensibilizzarle affinché si vaccinino alla 28esima settimana di gravidanza. Gli anticorpi saranno trasmessi al nascituro attraverso la placenta, garantendo una protezione immediata. Successivamente, il neonato seguirà la profilassi normale con la prima dose di vaccino a tre mesi.

Che cos'è la pertosse

La pertosse è una malattia infettiva di origine batterica molto contagiosa, causata dal batterio Bordetella pertussis. Viene annoverata fra le malattie infantili, come la rosolia, il morbillo, la varicella e la parotite, e colpisce prevalentemente bambini sotto i 5 anni. L’uomo è l’unico serbatoio noto del batterio; di conseguenza la trasmissione della malattia avviene solo fra esseri umani. Un adeguato trattamento antibiotico permette la guarigione in una quindicina di giorni. A differenza delle altre malattie infantili, l’immunità conferita da una prima infezione non è definitiva, ma declina col tempo.

La pertosse è diffusa in tutto il mondo, ma è diventata assai rara, specialmente nei Paesi in cui è stata introdotta la vaccinazione generalizzata nell’infanzia. Oggi il 90% dei casi di pertosse si registrano proprio nelle popolazioni in cui non viene effettuata la vaccinazione, e in questi casi la pertosse può portare a una mortalità elevata nei bambini. Nelle popolazioni vaccinate si è osservato un ritorno della pertosse a causa della perdita progressiva di immunità e, in effetti, quando è stato introdotto il vaccino 30 anni fa non venivano utilizzate le dosi di richiamo.

Contrariamente ad altre malattie infettive, la pertosse può colpire anche i neonati di madre immune. Sembra infatti che gli anticorpi materni che costituiscono le loro prime difese non siano in grado di proteggerli contro questa infezione.

Sintomi

Il batterio della pertosse causa infezioni alle vie respiratorie che possono essere inapparenti, ma anche estremamente gravi, specie quando il paziente è un neonato. La pertosse si caratterizza per una tosse persistente (per più di tre settimane). L’esordio della malattia si manifesta con una tosse lieve, accompagnata da qualche linea di febbre e copiose secrezioni nasali: è la fase catarrale, che dura da 1 a 2 settimane. Progressivamente la tosse diventa parossistica e si associa a difficoltà respiratorie: è la fase convulsiva o parossistica, che può durare più di 2 mesi in assenza di trattamento. In seguito a parossismi, si possono verificare anche casi di apnea, cianosi e vomito.

Nei bambini piccoli, le complicazioni più gravi sono costituite da sovrainfezioni batteriche, che possono portare a otiti, polmonite, bronchiti o addirittura affezioni neurologiche (crisi convulsive, encefaliti). I colpi di tosse possono anche provocare delle emorragie sottocongiuntivali e nel naso. Nel neonato e nei bambini al di sotto di 1 anno, la pertosse può essere molto grave, addirittura mortale.

La conferma della diagnosi si ha principalmente isolando il batterio responsabile, a partire da un’aspirazione nasofaringea.

Incubazione e terapia

Il periodo di incubazione è di circa 10 giorni. La pertosse è altamente contagiosa, soprattutto nel periodo iniziale, prima dell’insorgenza della tosse parossistica. Dopo tre settimane dall’inizio della fase parossistica, nei pazienti non trattati il contagio si considera trascurabile. Invece nei pazienti trattati con antibiotici il periodo di infettività è ridotto a circa 5 giorni dall’inizio della terapia.

Il contagio avviene per via aerea, probabilmente attraverso goccioline di saliva diffuse nell’aria quando il malato tossisce. La terapia consiste di antibiotici, spesso l’eritromicina. Se viene preso prima della fase parossistica, l’antibiotico abbrevia il tempo di contagiosità e la durata della malattia, ma i sintomi non sempre vengono ridotti. Per alleviare i sintomi, vengono prescritti anche antitussivi, sedativi, antispasmodici.

Vaccinazione

Il vaccino si basa su batteri interi inattivati dal calore. È spesso associato con il vaccino antidifterico e antitetanico (Dtp).

In Italia la vaccinazione è obbligatoria. Viene somministrata nei bambini a partire dal compimento dell’ottava settimana di vita. A causa della perdita di immunità nel tempo, sono necessari più richiami: la prima dose, la seconda e la terza vengono fatte a 6-8 settimane di distanza, a cui si aggiunge un’ultima dose di richiamo verso i 2 anni.

Questo vaccino è molto efficace, ma la sua tolleranza non è sempre buona. Per questo sono stati messi a punto dei vaccini acellulari, in cui non compare il batterio intero, ma solo qualche proteina batterica, capace comunque di attivare il sistema immunitario. I vaccini acellulari, efficaci e meglio tollerati nei neonati, vengono consigliati per le dosi primarie e le dosi di rinforzo.

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