a Padova

Violenze e minacce in carcere, la denuncia del Sindacato SAPPE

Donato Capece, segretario generale: "E' necessario intervenire sulla carenza di organico e sulle aggressioni al personale di Polizia penitenziaria"

Violenze e minacce in carcere, la denuncia del Sindacato SAPPE
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Un'estate turbolenta nelle carceri di Padova, che negli ultimi giorni stanno assistendo a episodi di violenze e minacce nei confronti degli agenti penitenziari. A denunciare, il Sindacato SAPPE.

Caos nelle carceri cittadine per violenze e minacce

Dal 13 agosto e finito la sera di domenica 18 agosto 2024, presso gli istituti penitenziari di Padova si sono verificati una serie di eventi critici che hanno comportato il ferimento di diversi Agenti di Polizia Penitenziaria per contusioni e lievi intossicazioni per aver respirato fumo causato da incendi dolosi.

Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del Segretario del Triveneto Giovanni Vona.

“Nella giornata di mercoledì 13 agosto - spiega il Segretario del Triveneto Giovanni Vona - si è registrato il primo evento critico alla Casa Circondariale di Padova. Un detenuto, molto probabilmente per motivi sanitari, ha messo in atto una serie di eventi che vanno dall’autolesionismo (con invio in ospedale per cure mediche non eseguibili all’interno dell’istituto penale) al dare fuoco alla propria cella, con la saturazione degli ambienti circostanti di fumo nocivo tanto da evacuare gli altri detenuti della sezione detentiva e comunque, dalle dimensioni tali da dover richiedere l’intervento dei vigili del fuoco. Risultato: diversi agenti intossicati e messi a forzato riposo medico”.

“Sempre tra il 14 e 15 agosto - prosegue il sindacalista - altri episodi di violenza si sono verificati presso la Casa di Reclusione padovana. Qui, sono stati due gli episodi di violenza a danno sempre del Personale di Polizia Penitenziaria e sempre per apparenti futili motivi. Un primo episodio, accaduto il 14 agosto, dove un detenuto che a fine colloquio con i propri parenti, al rientro in cella, pretendeva di introdurre oggetti non consentiti (non introdotti dall’esterno). Al rifiuto da parte degli agenti, lo stesso ha messo in moto atteggiamenti prevaricanti fino ad arrivare all’aggressione fisica nei confronti degli agenti che, dopo aver riportato alla calma il detenuto, comunque hanno dovuto ricorrere alle cure ospedaliere per i traumi fisici riportati quale conseguenza dell’aggressione fisica subita dal detenuto in questione”.

“Sempre alla Casa di Reclusione di Padova” - prosegue Vona - “il Personale di Polizia Penitenziaria, intervenuto per sedare una rissa tra detenuti (all’interno di una sezione considerata tra le più tranquille) ne viene fuori con diversi agenti feriti”.

La denuncia del SAPPE

“Ormai, episodi come questi, in quasi tutti gli II.PP. del Triveneto sono all’ordine del giorno (vedasi quanto accaduto recentemente negli Istituto di Gorizia, Trieste, Venezia ecc..) tanto da non fare più né notizia sull’opinione pubblica e, cosa ancor peggio, da considerare il quanto non più fatti di una sbalorditiva gravità, ma quasi come ordinaria amministrazione. È seria preoccupazione, da parte del personale di Polizia Penitenziaria, che se l’andamento di violenza, che sta caratterizzando questo periodo storico, che non trova eguali negli ultimi 20anni, a dover garantire la sicurezza e legalità all’interno degli Istituti Penitenziaria, dovrà essere chiamato l’Esercito e ciò per la semplice conseguenza dell’alto numero di feriti che si registrano tra il personale del Corpo di polizia penitenziaria”.

Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, è necessario intervenire sulla carenza di organico, sulle aggressioni al personale di Polizia penitenziaria, sull’adeguamento delle risorse contrattuali e la dotazione del Taser e della tecnologia a supporto della sicurezza. Per questo evidenzia che:

“Da tempo, come SAPPE, denunciamo le inaccettabili violenze che si verificano nelle carceri della Nazione: dal 2023 si sono registrati 1.760 casi di violenza e 8.164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza”.

La gestione di detenuti stranieri, tossicodipendenti e psichiatrici

Il leader del SAPPE evidenzia i problemi connessi alla gestione dei detenuti stranieri (“da espellere per scontare la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza”), di quelli tossicodipendenti e degli psichiatrici, che non dovrebbero stare in carcere ma in Comunità adeguate:

“La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all'interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento".

Senza trascurare quella che è una richiesta storica del SAPPE:

“Dotare il personale del Corpo del taser e di ogni altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”- conclude.

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