Ma quale centrale a Marghera, il nucleare pulito si studia a Padova
Nella città del Santo il Consorzio RFX sta conducendo studi pionieristici su due prototipi, Spider e Mitica, destinati a diventare parte integrante del reattore ITER in costruzione in Francia
Nella corsa globale verso un’energia pulita e sicura, Padova emerge come uno dei poli d’eccellenza per la fusione nucleare, considerata da molti scienziati la chiave per un futuro energetico sostenibile. In questa città, il Consorzio RFX sta conducendo esperimenti pionieristici su due prototipi, Spider e Mitica, destinati a diventare parte integrante del reattore ITER in costruzione in Francia. Un progetto ambizioso, che punta a dimostrare la fattibilità della fusione, e che, secondo le stime, potrebbe cambiare il panorama energetico entro la fine del secolo (in copertina: immagine di repertorio).
Nuovi sviluppi a Padova
Secondo Alessandra Canton, vicedirettrice del Consorzio RFX, i recenti progressi nei laboratori padovani offrono prospettive entusiasmanti:
"Serve molta energia, ma il processo è in grado di produrre una quantità di energia 10 volte tanto - spiega Canton in un'intervista al TGR - Quindi comunque il processo completo è economicamente vantaggioso. Anche il prodotto da reazione da fusione, quindi l’elio, è un prodotto non radioattivo".
A differenza delle centrali a fissione, che generano scorie radioattive e pongono problemi di sicurezza, la fusione nucleare produce come sottoprodotto l’elio, un elemento non pericoloso. Inoltre, spiega Canton, in caso di guasti il processo si spegne automaticamente, scongiurando il rischio di incidenti catastrofici.
Questo lavoro rappresenta solo una parte del quadro più ampio della fusione nucleare, che vede il mondo scientifico e industriale impegnato a superare le ultime criticità tecniche. Il Consorzio sta per ricevere nuove componenti modificate per Spider, un sistema fondamentale che permetterà di raggiungere le massime prestazioni nei prossimi mesi. I test di Padova sono cruciali per risolvere i problemi tecnici di ITER, dove l'energia pulita della fusione potrebbe finalmente diventare realtà.
Nucleare a Venezia, Zaia: "Mai una centrale a Porto Marghera"
Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha ribadito la sua ferma opposizione all'energia nucleare tradizionale nella regione, in particolare all'ipotesi di una centrale di fissione a Porto Marghera.
"Io ho rispetto per le idee di tutti, anche di chi ha proposto questo", ha dichiarato pochi giorni fa il Governatore. "Anche perché siamo veramente a un dibattito distante dalla realizzazione. Però non sono favorevole, semplicemente perché Venezia vive già le sue criticità ed è patrimonio dell'umanità. Poi stiamo parlando di un'area che è a ridosso della laguna, già degradata e che deve essere riconvertita puntando a una sostenibilità estrema".
"Il dibattito che partirebbe secondo me non sarebbe proficuo e durerebbe anni e penso che possa pesare tantissimo sull'immagine di Venezia".
Diverso, però, è il discorso per la fusione, verso cui il Veneto guarda con interesse: il consorzio RFX di Padova, infatti, è già attivo nella sperimentazione di tecnologie di fusione, considerate più sicure e prive di scorie radioattive a lungo termine.
Intanto alla Farnesina
Parallelamente al lavoro a Padova, su iniziativa del governo italiano si è riunito a Roma il Gruppo Mondiale per l’Energia da Fusione. Alla Farnesina, rappresentanti di istituzioni pubbliche, aziende private, enti di ricerca e università da tutto il mondo si sono incontrati per coordinare sforzi e investimenti in ricerca, sviluppo e commercializzazione della fusione nucleare.
Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha sottolineato che il governo sta valutando la creazione di una società che coinvolga Enel, Ansaldo e Leonardo, destinata a progettare mini-centrali a fusione.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un messaggio inviato ai partecipanti, ha descritto la fissione nucleare come "un ponte" verso la fusione, ribadendo il ruolo centrale dell’Italia in questa fase di transizione energetica. Con circa 40.000 professionisti del settore, l’Italia vanta competenze tecnologiche e scientifiche che contribuiscono alla catena di approvvigionamento nucleare internazionale.
La fusione, spiega Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, potrebbe rappresentare una svolta nella lotta al cambiamento climatico, offrendo un’alternativa che unisce crescita industriale e rispetto per l’ambiente:
"Non è detto che la lotta al cambiamento climatico e la politica industriale siano due cose inconciliabili, anzi sono scelte che si possono conciliare benissimo".
Anche Rafael Grossi, direttore dell’AIEA, ha espresso ottimismo sui tempi di sviluppo:
"Siamo in un momento in cui il processo passa dalla fase di pura ricerca alla dimostrazione e poi alla commercializzazione. Credo 5-10 anni, ma si vedrà, all’orizzonte si intravede un risultato possibile e a portata di mano".
Con la Conferenza delle Parti (COP29) alle porte, l’energia nucleare e in particolare la fusione rappresentano una sfida e un’opportunità che Italia e Europa non vogliono lasciarsi sfuggire.