Don Luca Favarin restituisce la tonaca: "Il coraggio di togliere il disturbo? Eccolo"
Il sacerdote :"Quello che facciamo è creare inclusione, solidarietà, accoglienza, umanità, e anche qualità e cultura. Lo chiamate disagio? È considerato incompatibile? Ne prendo atto, ma non rinuncio a fare quello che stiamo facendo"
La diocesi di Padova non condivide i metodi del sacerdote chiarendo che le sue attività assumono carattere imprenditoriale: secondo il diritto canonico, i chierici non possano esercitare attività commerciale
Don Luca Favarin restituisce la tonaca: "Il coraggio di togliere il disturbo? Eccolo"
Don Luca Favarin a Padova accoglie i migranti ma non lo fa solo nelle 9 comunità che gestisce, ma anche inserendoli in attività come: ristornati, bar e mense. Idee "rivoluzionarie" che gli sono costate un richiamo anche da parte del vescovo.
"Pur riconoscendo lo spirito umanitario e solidale che anima l’operato di don Luca Favarin, da parte sua non si è trovata condivisione di metodo. Pertanto la Diocesi, non può essere coinvolta nelle sue attività, che vengono ad assumere carattere imprenditoriale: il diritto canonico prevede che i chierici non possano esercitare attività commerciale se non con licenza della legittima autorità ecclesiastica (cfr. canone 286).Don Luca Favarin, rimanendo sulle sue posizioni e su una gestione personale del suo operato anche in campo sociale, è arrivato alla conclusione di proseguire la sua attività come privato cittadino. Di questo la Diocesi prende atto."
La Diocesi di Padova, mette nero su bianco in un comunicato stampa, che è attiva in molte esperienze di carità e di attività sociali di attenzione alle persone, alle diverse fragilità e ai loro bisogni ma in condivisione con gli organismi diocesani e con chi in diocesi segue la pastorale della carità, rapporto tra i vari enti, precise scelte di gestione e criteri di trasparenza.
E il sacerdote allora, messo alle strette, non le manda certo a dire, postando le ragioni delle sue scelte anche sui social senza usare troppi giri di parole.
"Il coraggio di togliere il disturbo? Eccolo. Io mi sono davvero stancato. Dopo 20 anni in cui accogliamo disgraziati di giorno e di notte, ragazzetti che arrivano nelle nostre case con la pancia piena di ovuli di droga o con la faccia dilaniata dalle risse di strada io non voglio giocare all’eroe di turno o al profetuncolo emarginato dall’istituzione ecclesiastica.
Mi si dice “quello che fai crea disagio alla diocesi”. No cara istituzione ecclesiastica. Quello che facciamo è creare inclusione, solidarietà, accoglienza, umanità, e anche qualità e cultura. Lo chiamate disagio? È considerato incompatibile? Ne prendo atto, ma non rinuncio a fare quello che stiamo facendo: la cosa più bella della vita. E se suscita disagio in qualche benpensante ben venga!"
Nessun rancore, ma don Luca non vuole più tacere e sopportare
Rispedite al mittente quindi tutte le accuse, tutte le richieste di rientrare nei ranghi, di adeguarsi. Come una pecorella smarrita, che ha fatto la bravata di fuggire, adesso dovrebbe conformarsi alle regole e glielo ribadiscono, ma don Luca non cede di un passo.
"Ne prendo atto, ne sono consapevole. Ma sono passati i tempi lunghissimi in cui tacere e soccombere e portare pazienza. Ne traggo le dirette conseguenze e da persona che sta in piedi me ne vado per la mia strada. Credo nell’inclusione e questo significa il diritto di amarsi e vedere pubblicamente riconosciuto il proprio amore anche per le persone dello stesso sesso. Credo nei diritti delle persone indipendentemente dai loro orientamenti sessuali o dai loro credi. Credo fermamente in una legge sul diritto del fine vita. Questo va totalmente contro il magistero ufficiale della Chiesa e io, per correttezza e integrità, non posso esserne portavoce. Accanto al coraggio di resistere c’è quello di chi interrompere un legame quando diventa talmente stretto da soffocare. Io ho scelto prima l'uno ora è tempo di scegliere l'altro. Parliamo lingue diverse e diamo priorità a cose diverse, siamo da troppo tempo su mondi radicalmente diversi: con infinita ed estrema serenità e gioia. Io continuerò domani, come ieri, ad accogliere nelle nostre comunità i ragazzetti che sono sulla strada vittime della violenza e dello sfruttamento, in nome di Dio e dell’umanità. Qui non voglio aggiungere altro. Credo sia giusto condividere le cose liete e anche quelle più complesse e difficili, ma non è mia intenzione stimolare rancori o odio verso alcuna istituzione. Quando ci si vede tranquillamente se ne parla. Sulla vicenda qui non tornerò più a parlarne.
Con chi vorrà si continuerà a volersi bene e restare in contatto. a chi vorrà prendere le distanze grazie del tempo trascorso insieme su questa pagina. Un abbraccio a tutti e avanti in direzione ostinata e contraria... in piedi a testa alta e orgogliosi di tendere la mano ai poveri, ogni giorno e ogni notte."