Don Luca Favarin, il prete ribelle che lascia la Chiesa per continuare ad aiutare gli ultimi
Don Luca Favarin è stato sospeso a divinis, non può più quindi celebrare l'Eucarestia e gli altri sacramenti
La diocesi di Padova ha deciso per Don Luca Favarin la sospensione a divinis (nel diritto canonico cattolico, censura con la quale un sacerdote è privato dell'uso del diritto all'ordine o all'ufficio), non può più quindi celebrare l'Eucarestia e gli altri sacramenti con effetto immediato.
La genesi della frattura fra il prete e la Diocesi
Al centro della questione c'è la gestione dell'accoglienza dei migranti che Don Luca Favarin ha avviato in modo "rivoluzionario" rispetto ai canoni previsti dalla Chiesa di Padova. La Diocesi, infatti, non ha approvato i metodi utilizzati da don Luca, perché ritenuti imprenditoriali e poco trasparenti. Il prete, infatti, oltre alle 9 comunità che gestisce, ha deciso di aiutare chi ha bisogno inserendoli in attività come: ristornati, bar e mense.
Pur di fare del bene, Don Luca ha deciso di non adeguarsi alle richieste della Diocesi e di fare di testa propria. Questa scelta ha portato a una frattura che ha spinto il sacerdote a rinunciare alla propria tonaca. Il vescovo ha quindi accolto la richieste di Don Luca e ha confermato la sua sospensione a divinis, al sacerdote è quindi vietato celebrare i sacramenti e l'Eucarestia.
Tutta la storia di Don Luca qui
Don Luca Favarin sospeso a divinis
La diocesi di Padova ha deciso nei giorni scorsi di sospendere a divinis con effetto immediato Don Luca Favarin. Da sabato scorso, quindi, don Luca non può più celebrare l'Eucarestia e gli altri sacramenti.
La sospensione era stata richiesta dallo stesso don Luca il 13 dicembre 2022, che l'ha accolta ufficialmente con un post su Facebook:
Le tensioni con la Chiesa di Padova
La decisione della sospensione è stata presa in seguito alle tensioni tra il prete e il vescovo Claudio Cipolla per le modalità del sistema di accoglienza dei migranti, che, secondo la Diocesi, assumevano un carattere imprenditoriale. Don Luca aveva aperto a Padova diverse attività per aiutare i migranti: oltre al villaggio Kidane, per l'accoglienza, anche il bar Versi ribelli, la Caffetteria al Museo Eremitani e il Ristorante etico Strada Facendo.
Per la Diocesi, quindi, "le iniziative di don Luca Favarin, per quanto pregevoli, sono personali e non pensate, condivise né maturate insieme alla Chiesa di Padova".
In un'intervista rilasciata a Repubblica, Favarin ha affermato:
"La Chiesa mi contesta sul piano metodologico. È il modo in cui si lavora con i poveri che non va. Noi pensiamo che i poveri non siano sono solo destinatari di attenzione e carità, ma sono anche artefici di qualità, con percorsi di autonomia. Per noi i migranti devono essere protagonisti dell’accoglienza".
"Con i preti che sniffano e hanno donne hanno avuto più riguardo"
Ma le tensioni continuano: se da una parte la Curia dice che la sospensione di Favarin "rappresenta motivo di tristezza e dispiacere per il Vescovo Claudio Cipolla e per la Chiesa di Padova", dall'altra don Luca continua i propri attacchi.
Da quanto si legge nell'intervista a Repubblica, infatti, don Luca non si è risparmiato neanche questa volta. In merito all'ingiusto trattamento che gli è stato riservato ha affermato: "Altri preti sniffavano e avevano donne, e nei loro confronti hanno avuto molto più riguardo".
Ma, dopo la pubblicazione dell'intervista, ha postato una "nota di chiarimento" su Facebook per precisare alcuni passaggi: