A Padova e provincia i bar non sono mai stati semplici punti di ristoro: per decenni hanno rappresentato luoghi di incontro, di scambio, di piccole comunità quotidiane. Oggi però questo modello è sotto pressione come mai prima. L’Appe, l’associazione dei pubblici esercizi, osserva che la categoria sta attraversando una crisi profonda, al punto che molti locali devono cambiare pelle se vogliono sopravvivere.
Crisi dei bar a Padova, in dieci anni chiusi 200 locali
I numeri raccontano un fenomeno evidente. Dieci anni fa erano un migliaio, oggi sono scesi a ottocento, e spesso non arrivano a spegnere la quinta candelina. Le ragioni, spiegano dall’associazione, sono molte e intrecciate. I costi di gestione continuano a crescere, dalle bollette alla formazione del personale, mentre il Covid ha modificato gli orari e i flussi delle città, cancellando una fetta importante degli incassi legati alla pausa pranzo. Anche la reputazione digitale pesa più di quanto molti immaginino: una serie di recensioni negative può cambiare nel giro di poche settimane il destino economico di un locale, incidendo sensibilmente sulla sua redditività.

Nel territorio padovano i pubblici esercizi sono circa tremila, e 1.600 di questi aderiscono ad Appe. Ma dietro i numeri si nasconde una categoria spaccata in due. Da una parte ci sono i bar che hanno trovato un nuovo equilibrio innovando format, orari e servizi; dall’altra quelli che faticano a sostenere i costi e a intercettare una clientela sempre più segmentata e orientata alla qualità.
La fotografia che emerge è quella di un settore costretto a ripensarsi. Non solo per restare competitivo, ma per continuare a svolgere quel ruolo sociale che per anni ha contribuito a definire l’identità dei quartieri e dei paesi della provincia. Cambiare, oggi, non è un’opzione: è una questione di sopravvivenza.