In mutande in Prato della Valle a prendere il sole. Zaia: "Il Veneto non è un luna park: daspo contro il turismo cafone"
In queste ultime giornate di agosto, diverse persone si sono sdraiate in mutande tra le statue di Prato della Valle per abbronzarsi. Zaia: "C'è un limite a tutto"

"L'estate sta finendo", come recita un celebre brano dei Righeira del 1985, ma la coda della stagione più calda dell'anno in Veneto si sta caratterizzando per un fenomeno che, proprio in queste ultime ore, ha fatto irritare particolarmente il Presidente di Regione Luca Zaia. Stiamo parlando del cosiddetto "turismo cafone", come stato definito anche dallo stesso governatore, cioè di quelle persone che si rendono protagoniste di atteggiamenti e comportamenti incivili e che violano il senso di decoro pubblico e urbano.
Durante questa estate, diversi sono stati gli episodi incriminati in tutto il Veneto, alcuni dei quali hanno riguardato anche Padova. Nel cuore della città infatti, tra le statue di Prato della Valle, c'è chi ha approfittato di queste ultime giornate di agosto per farsi un "bagno di sole", cioè sdraiarsi lungo la canaletta e abbronzarsi in mutande. Il tutto in mezzo allo sgomento dei tanti cittadini e buoni turisti che quotidianamente affollano la piazza centrale della città del Santo.
Anche a seguito di questa circostanza padovana, il Presidente di Regione Zaia ha "sbottato":
"C'è un limite a tutto. Non siamo un luna-park: favorevole al Daspo per chi viola il decoro. Difendiamo la dignità e il rispetto per una delle regioni più visitate al mondo".
Zaia contro il turismo cafone che è passato anche da Padova
Forse sono stati proprio i turisti in mutande in Prato della Valle a Padova a rappresentare la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L'ultimo episodio di una lunga serie che in Veneto ha visto coinvolte anche le province di Venezia e Belluno.
Nel veneziano, ad esempio, a Jesolo ed Eraclea non si contano i bagnanti in tanga o a torso nudo per le strade della città e nei negozi. Nel bellunese, invece, in centro a Cortina diversi turisti si sono spogliati accanto al loro camper, stendendo i panni sul monumento alle Olimpiadi 1956, mentre a Vodo di Cadore il gestore del rifugio Talamini ha lamentato inciviltà da parte di alcuni avventori che hanno lasciato addirittura dei pannolini sporchi nei piatti.
Insomma, si è trattato di casi eclatanti di "turismo cafone" che hanno portato il governatore Zaia a esporsi pubblicamente, manifestando la volontà di prendere dei provvedimenti seri.
“Il Veneto è la regione dei record nel turismo, ma non può e non vuole diventare terra fertile per il turismo cafone - ha esordito il Presidente di Regione Veneto -. Non siamo un luna park in cui ognuno fa quello che vuole senza regole: ogni anno accogliamo 73 milioni di visitatori ed investiamo enormi risorse per rendere l’esperienza di viaggio sicura e di qualità. Tutto questo, di conseguenza, merita rispetto, perché è un patrimonio culturale, paesaggistico e storico su cui abbiamo investito per offrirlo al mondo.

“C’è un limite a tutto – ha proseguito Zaia -. Noi accogliamo chi porta rispetto. A chi arriva nelle nostre città d’arte, nei nostri borghi, sulle nostre spiagge e nelle nostre montagne con la voglia di conoscere, apprezzare e magari anche tornare, diamo il benvenuto. Ma a chi pensa di venire qui per fare i propri comodi, per lasciare caos e degrado, diciamo chiaramente che non sarà tollerato. Il Veneto non è e non sarà mai la terra del turismo selvaggio o cafone".
Ecco quindi l'idea di agire con la misura del Daspo per qualsiasi turista che venga colto in comportamenti contrari al pudore pubblico:
"Sono più che favorevole a strumenti normativi che prevedano anche il Daspo per chi viola il decoro dei nostri luoghi di villeggiatura in modo pesante, ripetuto, e con palese disprezzo degli operatori e della comunità locale.
La nostra Regione continuerà a promuovere un turismo di qualità, fatto di cultura, natura, enogastronomia e tradizioni, non di degrado. Non è chiedere troppo. È semplicemente difendere la dignità di una delle regioni più belle e visitate al mondo”.
Su questo tipo di provvedimento, però, c'è chi ritiene che sia eccessivo.
"Sono più propenso a valutare un approccio sanzionatorio a livello di multe, il Daspo mi pare francamente eccessivo dato che attiene all’ambito dell’ordine pubblico ma qui si parla della pubblica decenza - ha dichiarato al Corriere del Veneto Andrea Colasio, assessore con delega al Turismo di Padova -.

È come voler uccidere un cardellino con una mitragliatrice, parliamo di uno strumento spropositato rispetto al problema".