Acqua pubblica

Padova guarda al ritorno della gestione pubblica dell’acqua

La maggioranza apre il dibattito sul futuro del servizio idrico. In ballo la fine della concessione trentennale ad AcegasApsAmga. Si valuta una nuova governance pubblica entro il 2030.

Padova guarda al ritorno della gestione pubblica dell’acqua
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Potrebbe tornare davvero "l’acqua del sindaco" a Padova, con una svolta pubblica nella gestione del ciclo idrico integrato. La prospettiva prende forma con l’avvicinarsi del 2028, anno in cui scadrà la lunga concessione assegnata ad AcegasApsAmga – società del gruppo Hera – che da quasi trent’anni gestisce il servizio in città.

Anche se la data sembra ancora lontana, le manovre politiche sono già iniziate. Nelle ultime settimane, all’interno della maggioranza di centro-sinistra che governa Palazzo Moroni, si è acceso il confronto su come riorganizzare la gestione idrica, con l’ipotesi di una società pubblica in house che torna prepotentemente sul tavolo.

Il precedente del 2011 e il malcontento dei comitati

Il tema non è nuovo per la città. A Padova il referendum del 2011 sull’acqua pubblica ebbe un’adesione imponente: più del 60% degli elettori si recò alle urne, con una percentuale di “sì” vicina al 95%. Quella consultazione popolare aveva sancito il rifiuto della logica di mercato nella tariffazione del servizio idrico, ma molti cittadini hanno poi vissuto come un tradimento il mancato ritorno alla gestione pubblica.

Negli anni successivi sono nati comitati di protesta, iniziative di autoriduzione tariffaria e campagne civiche per chiedere coerenza con l’esito referendario. Ora, con la scadenza della concessione all’orizzonte, il tema torna con forza nel dibattito pubblico e potrebbe diventare una delle bandiere programmatiche per le elezioni comunali del 2027.

Coalizione Civica e le associazioni ambientaliste spingono per una gestione totalmente pubblica. Anche il Partito Democratico, pur con prudenza, si dice disponibile a discutere. Il sindaco Sergio Giordani, invece, mantiene una posizione più attendista, probabilmente per ragioni di equilibrio politico e per il peso che la questione avrà nella campagna elettorale.

Una transizione da coordinare su scala vasta

La scadenza del contratto con AcegasApsAmga riguarda solo una parte del territorio gestito dall’Ato (Autorità d’ambito territoriale ottimale). Il Comune di Padova incide per quasi un quinto dell’intero ambito, ma per procedere con un nuovo affidamento sarà necessario attendere il 2030, quando scadrà anche la concessione nei Comuni dell’area ex Apga (Saccisica).

Solo allora, con oltre il 25% del territorio interessato, l’Ato potrà decidere se bandire una gara pubblica oppure affidare il servizio a una società interamente pubblica, coinvolgendo eventualmente anche gli attuali gestori.

Nel frattempo, le altre realtà territoriali manterranno in vigore i propri contratti fino al 2036: Viacqua copre gran parte del Vicentino, mentre Acquevenete opera in 56 Comuni tra Padova e Basso Vicentino. La gestione unificata a livello provinciale sarà quindi possibile solo fra oltre un decennio.

Le opzioni sul tavolo: gara pubblica o gestione da parte degli enti locali

Il futuro della gestione idrica padovana si giocherà nel consiglio dell’Ato, dove i Comuni esprimono il proprio voto in base alla quota di popolazione rappresentata. Tra le ipotesi più discusse figura quella di aderire ad Acquevenete, società pubblica già operativa in ampie porzioni del territorio regionale, attualmente presieduta dal parlamentare forzista Piergiorgio Cortelazzo.

Un’altra possibilità è la creazione di una nuova società controllata direttamente dagli enti locali, in grado di garantire una governance pubblica e trasparente. Quale che sia la direzione, la città si prepara a una decisione che potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui viene gestita una risorsa essenziale come l’acqua.

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