Natale amaro per i dipendenti di LGT Italia, a rischio 40 posti di lavoro
La decisione del gruppo AUTODIS di non rinnovare l’appalto con LGT Italia per lo stabilimento di Padova lascia decine di famiglie nell’incertezza. I sindacati denunciano opacità e sfruttamento
Un Natale non proprio con i fiocchi per i dipendenti di LGT Italia. Erano circa una quarantina i dipendenti dello stabilimento nell’Interporto di Padova, scesi per strada nella giornata di lunedì 23 dicembre 2024, preoccupati dalla prospettiva di perdere il posto di lavoro dal prossimo 1° gennaio.
La multinazionale francese AUTODIS, che gestisce la distribuzione di ricambi auto in Italia e controlla la padovana Ricauto, ha deciso di non rinnovare l’appalto con LGT Italia solo per il sito del capoluogo, mantenendo invece la collaborazione negli stabilimenti di Modena e Brescia (in copertina: il presidio di fronte alla sede di Ricauto).
Un percorso travagliato
La vicenda, denunciata dalla Filt Cgil Padova, affonda le radici in problematiche gestionali e sindacali che si sono intensificate negli ultimi mesi. Secondo il segretario generale della Filt Cgil Padova, Massimo Cognolatto, i lavoratori erano già stati coinvolti in un cambio d’appalto ad agosto, quando l’attività è passata dalla Transport Srl a LGT Italia a causa di gravi irregolarità e mancati pagamenti da parte della prima. LGT aveva assunto la gestione del magazzino, ma il rapporto con i dipendenti è sempre rimasto instabile.
"Quanto sta avvenendo ai lavoratori di LGT Italia è la dimostrazione dell’opacità e illegalità diffusa che si cela dietro al sistema degli appalti dove i lavoratori sono vittime e si ignora quanto stabiliscono le Istituzioni, le Unità di Crisi Aziendali e i protocolli di legalità".
"Tutto questo - spiega Cognolatto - non accade per caso e forse bisogna spiegare cosa c’è a monte di questa situazione. Innanzitutto, come sindacato entriamo in contatto con questa quarantina di lavoratori, precedentemente seguiti da un’altra organizzazione sindacale, nei primi di agosto di quest’anno quando ancora lavoravano in subappalto per un’altra società, la Transport srl e come prima cosa impugniamo l’ultimo accordo sindacale di cambio d’appalto evidenziando gravi irregolarità".
Cognolatto spiega poi come la decisione riguardi solo il Padovano, e non gli stabilimenti a Modena o a Brescia, dove le segnalazioni mostrano uno scenario più preoccupante.
"Transport, incapace di ottemperare agli obblighi e di pagare gli stipendi ai lavoratori, poco dopo, viene estromessa dalla gestione operativa del magazzino che passa in capo a LGT Italia. Noi portiamo la vertenza in Regione, viene convocato l’Unità di Crisi aziendali, LGT si dichiara responsabile delle pendenze arretrate (retribuzioni maturate e non godute, differenze retributive per complessivi 150 mila Euro più altre voci da quantificare) ma all’interno del tavolo emerge tuttavia la volontà di AUTODIS di interrompere l’affidamento a LGT. E questo solo a Padova, non a Modena o a Brescia dove la partnership continua nonostante ci vengano segnalate violazioni ben più gravi".
La denuncia per sfruttamento
I lavoratori, sostenuti dalla Filt Cgil, hanno manifestato davanti alla sede di Ricauto, denunciando non solo la decisione di AUTODIS, ma anche presunte manovre societarie di LGT Italia che sembrerebbero mirate a eludere responsabilità.
E senza troppi giri di parole, il Segretario Cognolatto attacca nuovamente AUTODIS:
"Non sfugge - attacca Cognolatto - che questa marcia indietro avvenga casualmente solo qui a Padova, appena subito dopo che il cantiere è stato sindacalizzato e i lavoratori si sono tutti iscritti alla Filt Cgil di Padova. Ci giungono voci che in queste ultime settimane pare che LGT Italia abbia operato in trasformazioni societari funzionali alla elusione delle responsabilità, ha dato disdetta dei locali ove era sita senza tuttavia indicare una collocazione alternativa".
"Accanto a questo, evidenti sono anche le responsabilità della committenza, il ruolo, le interferenze svolte dalla stessa ed è per questo oggi siamo andati a protestare proprio davanti a Ricoauto/AUTODIS che fa parte del gruppo. L’entità delle pendenze ancora sul tavolo indica chiaramente e in maniera intuitiva la gravità dello sfruttamento subito dai lavoratori e a tal proposito di riserviamo di trasferire gli elementi di nostra conoscenza alla magistratura competente".
L'appello alla responsabilità
Il sindacato, infine, ha sollecitato un intervento delle istituzioni e della magistratura per vigilare sulla vicenda, descritta come un esempio di sfruttamento in un sistema degli appalti opaco e spesso fuori controllo.
"Chiediamo alla magistratura di vigilare su quanto sta accadendo come già fatto in situazioni simili in altri comparti della distribuzione e logistica in Italia perché rileviamo molti aspetti penalmente rilevanti".
"Siamo convinti - conclude Cognolatto - che non sia ammissibile in uno Stato di Diritto che a rimetterci sia sempre l’ultimo anello della catena, cioè i lavoratori che possono venire sostituiti come i pezzi di ricambio che distribuiscono e tutto questo per garantire business di aziende multinazionali che si spartiscono gli utili! Facciamo appello alla responsabilità sociale delle imprese per cui rivendichiamo l’assunzione diretta in capo a Ricauto/AUTODIS dei lavoratori, unica strada per garantire la piena esigibilità dei patti. E chiediamo alle Istituzioni di non lasciarci soli in questa battaglia perché qui è in gioco anche la loro credibilità".