Femminicidio Nicoleta Rotaru: Erik Zorzi era geloso, possessivo e violento
L'Ordine dei Giornalisti, intanto, contesta il silenzio degli inquirenti. Il 42enne, infatti, era stato arrestato a marzo
Emergono nuovi dettagli nel caso di Nicoleta Rotaru, 37enne mamma di due bambine morta lo scorso 2 agosto 2023 ad Abano Terme. A togliere la vita a Nicoleta sarebbe stato l'ex marito Erik Zorzi, 42 anni, incastrato da una prova sul cellulare della vittima.
L'ennesimo caso di femminicidio dettato da gelosia e possessività, la cui reale dinamica è rimasta all'oscuro di molti per mesi per volontà della Procura di Padova.
Femminicidio Nicoleta Rotaru: Erik Zorzi era geloso, possessivo e violento
Geloso, possessivo e violento: per questo Nicoleta Rotaru voleva lasciare il marito. Lei, intanto, era in procinto di traslocare e rifarsi e una vita con il nuovo compagno. Questo sarebbe il movente dell'omicidio aggravato di cui è accusato l'ex marito, Erik Zorzi.
Sette anni fa Nicoleta si era candidata con una lista civica alle comunali di Abano Terme: una scelta per niente gradita dal compagno. Ben otto volte i vicini di casa avevano chiamato i carabinieri per le liti furibonde nel loro appartamento dove Zorzi si ostinava a vivere, nonostante da due anni sarebbe dovuto andare via a seguito della sentenza di separazione.
A giorni la 37enne avrebbe ottenuto un contratto di lavoro stabile e avrebbe potuto rifarsi una vita. Una scelta che Erik non ha voluto accettare: l'ha strangolata simulando un suicidio. Ma non aveva immaginato che lei avesse attivato il registratore sul telefonino. Un audio che a distanza di tempo l'ha condotto in carcere con l'accusa di omicidio aggravato.
Un caso di cronaca tenuto nascosto
Un femminicidio dalla trama agghiacciante, che apre diversi interrogativi sul perché la Procura di Padova l'abbia tenuto segreto.
Per sei mesi, infatti, la notizia dell’arresto di un presunto assassino è stata tenuta nascosta da magistrati e forze dell’ordine.
“I magistrati, pur nel rispetto della legge, hanno il dovere di informare i cittadini – dichiara il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli – La presunzione d’innocenza non c’entra nulla con la censura di notizie di rilevante interesse pubblico”.