Aggredisce la moglie e le fa un occhio nero davanti ai figli (che si mettono in mezzo per difendere la madre)
Un brutale pestaggio avvenuta sotto agli occhi dei figli: i Carabinieri hanno tratto in arresto un 55enne di origine egiziana per maltrattamenti in famiglia
I Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Padova hanno arrestato in flagranza di reato per maltrattamenti in famiglia un 55enne egiziano senza fissa dimora in Italia e già noto alle forze dell'ordine.
Ubriaco, aggredisce la moglie con percosse
I fatti si sono verificati nel corso del pomeriggio di ieri, giovedì 27 giugno 2024, presso una struttura ricettiva di via Trieste, dove era stato segnalato un soggetto che stava aggredendo violentemente la moglie convivente in presenza dei figli minori.
Una volta raggiunto l'appartamento, i militari hanno constatato come la porta d’ingresso fosse chiusa a chiave dall’interno. Una volta rassicurati gli occupanti della loro presenza, l'hanno aperta.
I figli minori intervengono per salvare la madre
In lacrime, con un evidente ecchimosi all'occhio destro, la vittima ha riferito all'Arma di essere stata poco prima brutalmente percossa dal marito ubriaco all’interno della cucina e in presenza dei figli minorenni, che cercavano invano di difenderla.
Il malfattore si trovava ancora in cucina ma, dopo un primo tentativo di resistenza, è stato bloccato mentre le vittime sono state soccorse e trasportate al pronto soccorso dell’ospedale di Padova per le cure del caso.
Raccolte le testimonianze e ricostruita la dinamica dei fatti, il 55enne è stato arrestato in flagranza di reato per maltrattamenti in famiglia e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, è stato associato alla Casa Circondariale di Padova.
Il "ciclo della violenza"
I Carabinieri del Comando Provinciale di Padova quotidianamente impegnati con grande energia sia nell’attività di prevenzione che in quella di repressione delle diverse fattispecie di reato contemplate nel “codice rosso”, dall’inizio dell’anno hanno tratto in arresto 23 persone, denunciate a piede libero 156 ed eseguite 20 misure cautelari e precautelari dell’allontanamento dalla casa familiare.
I casi per i quali l’Arma ha proceduto hanno evidenziato come la vittima fosse in balia di quella che nel 1983 Leone Walker aveva definito come il “ciclo della violenza”. Tale ciclo si articola in tre fasi:
- la costruzione della tensione. La prima fase è caratterizzata dall’utilizzo da parte del maltrattante di varie tecniche di controllo (isolamento della partner dalla rete amicale e famigliare o il divieto di uscire da sola) e dalla messa in atto di una serie di comportamenti denigratori (sminuire, mortificare ed insultare la donna). In questa fase iniziano le minacce di usare la violenza fisica che poi - una volta scatenata- avrà soprattutto lo scopo di mantenere il controllo sulla partner. La donna in questa fase cerca di compiacere e di calmare il partner, convinta che se si comporta nel modo giusto può controllarne l’ostilità;
- l’esplosione della violenza (o escalation). In questa fase si verifica l’episodio violento. Generalmente la violenza è graduale si può passare dagli spintoni, agli schiaffi, ai calci, al lancio di oggetti contundenti; in tale fase l’uomo può anche agire violenza sessuale per affermare il proprio potere. L’esplosione di violenza genera nella partner in un primo momento paura e confusione. Le vittime possono reagire in vari modi: fuggendo, contrattaccando o sopportando gli abusi. La donna può sentirsi totalmente inerme poiché ogni sforzo agito nella fase precedente per fermare tali comportamenti si è dimostrato inutile. Subentra così un grande senso d’impotenza e una costante paura di perdere la vita;
- la fase della “falsa riappacificazione”. In questo periodo, passata la fase acuta del maltrattamento, la persona violenta si scusa, promette di cambiare il proprio comportamento - anche attraverso uno specifico percorso terapeutico - affinché la donna non si separi da lui. Tale atteggiamento è il prodotto della necessità di ristabilire la relazione di dominio. Nei primi episodi di violenza, la fase della falsa riappacificazione dura generalmente più a lungo, a mano a mano che gli episodi tendono a ripetersi la durata di tale periodo si abbrevia. Tale fase si compone di due momenti differenti: nel primo vi è il pentimento dell’uomo, durante il quale lo stesso chiede perdono e si mostra vulnerabile, compra regali e fa dichiarazioni eclatanti; nel secondo avviene uno scarico violento delle responsabilità ove la colpa per ciò che è accaduto viene attribuita dallo stesso a cause esterne, ad esempio al lavoro stressante, ad una situazione economica difficile, al consumo di alcol e soprattutto alla donna che l’ha provocato. Tale periodo, che può durare mesi come anni, impedisce alla donna di comprendere subito il meccanismo nel quale è coinvolta, costituisce il rinforzo positivo che la spinge a restare all’interno della relazione violenta e legata alla speranza di una redenzione del partner. Se nessuna delle parti coinvolte cerca aiuto, si ricostruisce lentamente la fase di crescita della tensione. Un evento qualsiasi conduce allora ad un’ulteriore escalation e il ciclo della violenza torna a ripetersi.
L’invito che, quindi, l’Arma rivolge a tutte le donne che stanno vivendo una situazione di disagio, fatta di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica è di non esitare a chiedere aiuto alle Istituzioni, a rivolgersi ai Carabinieri contattando il numero di emergenza 112 o ai Centri Antiviolenza contattando il numero 1522 dove ricevere consulenze telefoniche 24 ore su 24. Tali centri inoltre offrono supporto psicologico, legale ed economico alle vittime.
La "Rete nazionale di monitoraggio sul fenomeno della violenza di genere"
A partire dal 2014, l’Arma si è dotata della “Rete nazionale di monitoraggio sul fenomeno della violenza di genere”, strutturata su ufficiali di polizia giudiziaria - Marescialli e Brigadieri - inseriti nell’ambito delle articolazioni investigative dei Comandi Provinciali/Gruppi e dei Reparti Territoriali/Compagnie con il compito di sostenere i reparti sul territorio nello sviluppo delle indagini, raccordandosi con la Sezione Atti Persecutori per un compiuto apprezzamento dei casi.
Il personale appartenente alla Rete è appositamente addestrato presso l’Istituto Superiore di Tecniche Investigative, centro di alta qualificazione dell’Arma, ove vengono svolti annualmente corsi di formazione specifici in materia di violenza di genere.
La Sezione Atti Persecutori contribuisce alla formazione del personale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e degli operatori del numero di pubblica utilità “1522”, nonché svolge attività di sensibilizzazione in favore delle scuole, attraverso un ciclo di 40 giornate di educazione.
Il progetto "Una stanza tutta per sé"
Tra le numerose iniziative, si sottolinea l’importanza del progetto avviato con Soroptimist International d’Italia, denominato “Una stanza tutta per sé”, consistente nell’allestimento, all’interno di caserme dell’Arma, di locali idonei all’ascolto protetto di donne vittime di violenza. con la realizzazione della “Sala Lanzarote”: stanza attrezzata per la confortevole accoglienza della vittima e dotata di una sala-regia per le audizioni.
La collaborazione con Soroptimist ha consentito di allestire ad oggi circa 165 stanze su tutto il territorio nazionale, fra cui una presente nel Comando Provinciale di Padova, nonché di fornire 40 kit per la videoregistrazione ad altrettanti Comandi, da utilizzare nelle fasi di ricezione delle querele o nelle attività di escussione.
L’aiuto dell’Arma arriva anche dal web, attraverso un’area dedicata al “codice rosso”, accessibile dal sito istituzionale dei Carabinieri, dove si possono trovare informazioni utili sul fenomeno e sulle forme di tutela a sostegno delle vittime, oltre al "Violenzametro": un test di autovalutazione elaborato dal Reparto Analisi Criminologiche del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche per misurare, in maniera semplice e rapida, il livello di violenza subita in un rapporto di coppia.