Mai più!

93enne trova il coraggio di denunciare il figlio "aguzzino": sono 82 le over 65 aiutate in un anno al Centro donna di Padova  

Ha trovato chi ha creduto in lei e l'ha rassicurata

93enne trova il coraggio di denunciare il figlio "aguzzino": sono 82 le over 65 aiutate in un anno al Centro donna di Padova  
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La violenza non ha età, ma deve essere la donna a parlare con le operatrici per valutare insieme il rischio.

Ormai 93enne chiede aiuto contro il figlio "aguzzino"

Il suo ricordo è ancora vivo nella memoria di chi l'ha conosciuta perché è diventata un esempio. Aveva 93 anni e, anche se adesso purtroppo non c'è più, aveva voluto raccontare la sua sofferenza alle operatrici del "Centro Veneto progetti donna Auser" dove ha trovato il sostegno che le era mancato negli anni. Il suo "aguzzino" era il figlio, ma lei non voleva denunciarlo. La sorella però l'aveva indirizzata al centro antiviolenza e l'aveva saputa sostenere: le aveva "creduto" e così le ha regalato momenti di serenità che le mancavano da tempo.

Questa storia risale a circa 3 anni fa, ma il ricordo dell'anziana è ancora vivo nel ricordo di chi l'ha conosciuta e testimonia che anche quest'anno, alla vigilia della giornata contro la violenza sulle donne e dopo una settimana dal ritrovamento del cadavere di di Giulia Cecchettin morta a soli 22 anni per mano del suo ex fidanzato, la strada da percorrere per trovare una soluzione agli abusi sulla libertà della donne è ancora lunga.

Siamo abituati a dipingere la sofferenza sui volti di giovani donne o madri costrette a subire un compagno violento per proteggere i figli, eppure c'è dell'altro nascosto nelle pieghe della nostra società che coinvolge le signore più anziane.

"C'era una volta..." non è sempre l'inizio di una favola

L'anno scorso infatti le operatrici dell'associazione padovana hanno accolto 1127 donne, 82 di queste over 65, il 7,3% del totale: un numero impressionante se si pensa ai retaggi culturali che scandiscono ancora il loro quotidiano, fatto di silenziosa accettazione.

"Ci raccontano che ormai intervenire non è possibile, ma anche solo parlarne è una cosa importante- spiega Mariangela Zanni, la presidente dell'associazione- Tante volte, dai discorsi delle nostre nonne, zie o anziane a noi care, emergono racconti di violenza. Per le donne anziane talvolta è difficile riconoscerla, in quanto hanno vissuto per gran parte della loro vita in un contesto culturale e sociale che normalizzava atteggiamenti abusanti nei confronti delle donne, ma non è mai giustificabile. Non è normale!"

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"La violenza non ha età, ma ogni età è quella giusta per uscirne"

I manifesti della nuova campagna a favore delle donne over 65, cominciano con "c'era una volta...", come se si parlasse di una favola. La magia però lascia presto il posto alla realtà di abusi psicologici, fisici e anche di natura economica. " Ai miei tempi non potevo comprare ciò che volevo, perché era mio marito che si occupava delle finanze", ma anche " a miei tempi...non potevo decidere cosa indossare, era mio marito a farlo". Per poi concludere con  "ai miei tempi...non potevo ribellarmi se mio marito "alzava la mani ogni tanto" perché" ai miei tempi... non sapevo a chi rivolgermi per uscire da queste situazioni di violenza". Oggi però i centri anti violenza esistono e sono riconosciuti e sono luoghi in cui le donne possono sentirsi accolte ad ogni età.

"C'è più consapevolezza, si conoscono i centri. C'è più fiducia e la volontà di non accettare le violenze - conferma Mariangela Zanni-Sono 33 anni che lavoriamo tutti i giorni:  sappiamo come aiutare le persone che si rivolgono a noi,  sappiamo cosa fare e gli ostacoli da superare. Servono però tante competenze per poter comprendere le cause e trovare la chiave di lettura giusta perchè la violenza continua a perpetrarsi con modalità diverse. Adesso è on -line, ma parte sempre dalla volontà di esercitare un potere sulla libertà."

Dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin la paura di ritrovarsi "nella stessa situazione"

Nell'associazione lavorano 20 operatrici formate e retribuite e 10 volontarie del servizio civile o tirocinanti di psicologia. Non mancano anche gli avvocati per garantire un supporto a 360 gradi che tenda la mano a tutte quelle donne che chiedono aiuto. E le richieste, dopo la morta di Giulia Cecchettin, sono aumentate.

"Le richieste sono triplicate, ma- precisa Zanni- sono arrivate da parenti e amici e rende più difficile la valutazione del rischio, magari non imminente, perchè ora c'è la paura di trovarsi in una situazione di violenza: la parte emotiva è importante e il caso è stato seguito con tensione e speranza. E' importante che sia la donna a chiamarci per parlare con un'operatrice formata e valutare la sua situazione perchè anche se hanno paura riconoscono i segnali".

Purtroppo però alla fine del percorso, per ogni donna "liberata", nessuna resta in supporto a chi ha vissuto la sua stessa situazione, anche se Mariangela Zanni ci tiene a precisare senza esitazione che "tutte vogliono buttarsi alle spalle quel periodo per potersi ricostruire serenamente una vita senza pensarci più. Uscire dalla violenza è sempre un percorso tortuoso che nasconde molti ostacoli."

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