Reti nascoste e subdoli richiami acustici per catturare uccelli protetti: in casa aveva un "cimitero" di bestiole
Durante le perquisizioni sono stati trovati nella sua abitazione, all’interno di congelatori, oltre cento esemplari di avifauna morta, appartenente a diverse specie protette tra i quali pettirossi, cardellini, lucherini, pispole, cinciallegre
Stava utilizzando illecitamente reti da uccellagione e aveva già catturato e ingabbiato alcuni esemplari di avifauna selvatica protetta che in questo periodo attraversano le Alpi migrando verso le regioni del Nord Africa.
Reti nascoste e subdoli richiami acustici per catturare uccelli protetti
È stato denunciato all’Autorità giudiziaria di Padova per furto aggravato ai danni dello Stato, un cinquantenne di Grantorto, scoperto in flagranza di reato a catturare avifauna mediante l’installazione di un articolato sistema di nove reti da uccellagione, opportunamente tese fra la vegetazione nelle cui vicinanze aveva posizionato ben 7 richiami elettroacustici utilizzati per riprodurre canti degli uccelli.
Il personale del Nucleo Carabinieri Forestale di Grantorto, nell’ambito dei controlli venatori ed antibracconaggio posti in essere in questo particolare periodo, insospettiti da canti uccelli per intensità anomala e costante ripetitività, hanno scoperto la presenza di tale sistema di cattura che si estendeva per una superficie di circa 300 mq. L’uomo aveva accuratamente mimetizzato la trappola nella vegetazione presente nelle vicinanze di un cantiere edile di un casale in ristrutturazione.
I militari dopo un breve appostamento, sono riusciti ad individuare la postazione di cattura utilizzata intervenendo prontamente riusciti a liberare due piccoli ed indifesi esemplari di pettirosso e pispola rimasti intrappolati. Le successive operazioni di perquisizione hanno consentito di rinvenire a casa sua all’interno di congelatori oltre cento esemplari di avifauna morta, appartenente a diverse specie, protette e particolarmente protette, tra i quali pettirossi, cardellini, lucherini, pispole, cinciallegre, ritenuti dai militari quale provento dell'illecita condotta.
Quanto rinvenuto utto è stato sequestrato ed ora il sessantenne dovrà rispondere del reato di furto aggravato (artt. 624 e 625 C.P.) di fauna selvatica (c.d. “furto venatorio”) la cui pena prevede la reclusione da 1 (uno) a 6 (sei) anni, in quanto l’avifauna è considerata dalla Legge patrimonio “indisponibile” dello Stato. Ancora una volta i Carabinieri sono riusciti a contrastare questa azione spietata di cattura che, ricordiamo, nulla ha a che vedere con l’esercizio della caccia, attività quest’ultima regolamentata dalla legislazione vigente.