Mafia nigeriana "Maphite", rintracciato a Padova un pericoloso esponente del famigerato clan
Convalidati i quattro arresti operati dalla Polizia in una “base di spaccio” a Caselle di Selvazzano.
Rintracciato a Padova dalla Polizia di Stato uno degli appartenenti al famigerato clan della mafia nigeriana “Maphite”.
Mafia nigeriana "Maphite", rintracciato a Padova un pericoloso esponente del famigerato clan
Ricercato da alcuni giorni, è stato in ultimo rintracciato dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Padova in Piazza Zanellato. Osobase Peter, 34 anni, dovrà scontare una condanna a 4 anni ed 8 mesi di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso.
L’ordine di carcerazione era stato emesso lo scorso 13 settembre dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Torino, a seguito del passaggio in giudicato di una sentenza pronunciata nel novembre 2021. Osobase era stato coinvolto nell'operazione “MAPHITE” (dal nome del famigerato clan della mafia nigeriana) con la quale la Polizia di Stato colpì sul finire del 2019 un'organizzazione mafiosa di matrice nigeriana. L'inchiesta, svolta dalle Squadre Mobili di Torino e Bologna, aveva permesso di far luce sullo smercio di centinaia di chili di droga all'anno, sul giro della prostituzione e sui rapporti di forza con le altre organizzazioni criminali.
La "Bibbia Verde"
Nel corso dell’operazione – ribattezzata pure BIBBIA VERDE (dal manoscritto sequestrato in cui c'erano le istruzioni, il programma, i codici e le regole date agli affiliati) – in manette erano finiti pure personaggi che ricoprivano un ruolo di primissimo piano all’interno dell’organizzazione criminale ed erano stati rilevati aspetti che accomunavano il clan “Maphite” ad alcune potenti ‘ndrine calabresi: la struttura verticistica, l’estrema fedeltà al “secret cult” (pena la morte), fino al principio di mutua assistenza. Dalle indagini era emerso infatti come nell’eventualità in cui un “corriere” viene arrestato i sodali sono tenuti a mantenere i suoi familiari fino a quando non viene scarcerato. Codici che rafforzano il vincolo dell’associato all’associazione, allontanando il rischio che questi possa collaborare con la giustizia.
La base di spaccio a Selvazzano
Convalidati gli arresti dei quattro nigeriani che gestivano una base di spaccio a Caselle di Selvazzano – il Gip ha disposto quattro misure cautelari Esaminata la richiesta avanzata dal Pubblico Ministero titolare delle indagini per la convalida dell'arresto e l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere e degli arresti domiciliari per i tre uomini e la donna tratti in arresto dalla Polizia di Stato lo scorso venerdì, il Giudice per le Indagini Preliminari, ritenute prive di pregio le argomentazioni difensive e ritenendo per contro valido quanto accertato dai poliziotti della Squadra Mobile, ha disposto il carcere per il 38enne O.C. ed il 25enne A.S. (di recente già arrestato per reati analoghi), il divieto di dimora in tutti i Comuni della Provincia di Padova per il 31enne V.C. e l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria per la 32enne E.L. (data la sua condizione di gravidanza ed avendo la stessa provato un inserimento lavorativo).
Il Giudice ha ritenuto che se lasciati in libertà gli indagati potrebbero tornare a commettere delitti della stessa specie, apparendo l'attività di spaccio da loro posta in essere un metodo di arricchimento consolidato, ciò sulla base delle modalità adottate – in un’abitazione comune, con discreta organizzazione e con un inserimento di certo non occasionale nel mondo del traffico di stupefacenti (rilevanti i quantitativi di sostanza stupefacente "pesante" rinvenuta e del tutto sproporzionata rispetto ai redditi percepiti la quantità di denaro che i quattro custodivano).