"Le donne hanno pagato il prezzo della pandemia: è urgente puntare sull'aumento dell'occupazione femminile"
In occasione della giornata internazionale della donna, l'associazione di categoria padovana trae un bilancio sull'attuale situazione lavorativa femminile in Veneto e in provincia.
Le donne pagano più degli uomini il conto della pandemia: diminuisce di 3 punti percentuali il tasso di occupazione femminile e anche il numero di imprenditrici artigiane rallenta, anche se la nostra provincia rimane la prima in Veneto per l’imprenditoria artigiana femminile.
(Copertina: presidente Confartigianato Imprese Padova, Nadia Trevisan)
Confartigianato Padova: bilancio sullo stato di occupazione lavorativa femminile
L’occupazione femminile è scesa, dal 2019 al 2020 al 53,5% (quello maschile è al 74,5% e ha subito una contrazione del 2,4%). Nella nostra provincia le donne con cariche nelle imprese artigiane sono attualmente 7.367, erano 7.437 nel 2019. Sale, anche se in modo contenuto, il numero di donne titolari d’impresa artigiana, che rappresentano il 44.8% del totale (+1,5% rispetto al 2019).
La nostra è la seconda provincia dopo Verona per incidenza più elevata di donne titolari di imprese individuali artigiane. Il 27.1% di loro lavora nel manifatturiero, il 3,4 nelle costruzioni (un dato in aumento rispetto al 2019, dovuto anche all’effetto dei bonus edilizi), l’11,3 nei servizi alle imprese, ma la fetta più significativa è rappresentata dai servizi alla persona (acconciatura ed estetica), dove lavora il 58% delle imprenditrici. Aumentano, invece, le donne titolari di imprese artigiane individuali: sono attualmente 3.301. Erano 3188 nel 2016.
"Con la pandemia le donne hanno pagato un il prezzo più alto"
“C’è un aspetto, tra i tanti, su cui dobbiamo subito lavorare -spiega Roberto Boschetto Presidente di Confartigianato Imprese Padova e Veneto-, l’offerta di servizi nido. Asili nido e partecipazione delle donne al mondo del lavoro sono infatti temi strettamente legati. Aumentare l’occupazione femminile era l’intento esplicito degli obiettivi di Barcellona, stabiliti dall’Ue e va di pari passo con l’obiettivo di offrire una assistenza all’infanzia per almeno il 90% dei bambini tra i 3 e i 6 anni e per almeno il 33% dei bambini con meno di 3 anni. A 12 anni dalla scadenza di quegli obiettivi, come Italia e come Veneto, siamo ancora troppo lontani”.
In Italia i posti autorizzati per 100 bambini di 0–2 anni sono 26,9. Un dato più elevato si rileva per il Veneto, con 30,6; tuttavia siamo ancora al di sotto della soglia del 33% individuata dall’UE. Risulta comunque evidente la stretta correlazione tra partecipazione delle donne al mercato del lavoro ed estensione dei servizi per la prima infanzia se si confronta l’indicatore regionale di presa in carico degli utenti dei servizi per la prima infanzia ed il tasso di occupazione femminile che crescono di pari passo.
Circa 16% delle famiglie non sceglie di mandare i propri figli all'asilo nido per motivi di costo. Nella nostra regione, il 24,6% della spesa per asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia è sostenuta dalle famiglie. Una delle incidenze più elevate a livello nazionale.
"E' urgente puntare sull'aumento dell'occupazione femminile"
“L’aumento dei contributi concessi ai servizi per la prima infanzia è una delle richieste che il movimento Confartigianato Donne Impresa intende portare all'attenzione delle istituzioni - afferma la Presidente Nadia Trevisan-. Anche la rigidità degli orari è una criticità riscontrata dalle famiglie: è fondamentale la flessibilità dei servizi per infanzia e ragazzi soprattutto per quelle famiglie in cui i genitori si trovano a dover lavorare il sabato o in fasce serali o preserali. Buone notizie potrebbero arrivare dal PNRR che per l’imprenditoria femminile e potenziamento di infrastrutture sociali e scuola per bambini under 6 anni - grazie ad uno stanziamento di 3,6 miliardi di euro- rafforza gli strumenti del Family Act che aiuta le famiglie anche sostenendo le spese per crescita, mantenimento e educazione dei figli, incentivando la conciliazione vita-lavoro ed il rientro a lavoro delle madri dopo la maternità”.
Il presidente Boschetto ritiene che è necessario anche far crescere il numero delle donne imprenditrici:
“Il 2020 -afferma Boschetto- ha subito chiaramente gli effetti della pandemia. Il calo del tasso di occupazione complessivo ha risentito in particolar modo della contrazione relativa ai lavoratori indipendenti: tra questi, le donne sono risultate maggiormente penalizzate. Ora è urgente puntare a far crescere il numero delle donne imprenditrici –conclude Boschetto-. E le linee 1 e 2 del Fondo Impresa Femminile finalmente finanziate (nella legge di bilancio 2021 40 mln di euro integrati con ulteriori 400 milioni, secondo quanto previsto dal PNRR) puntano proprio ad investimenti, il primo per l’avvio dell’attività e sostegno alle nascite delle imprese femminili, ed il secondo per il consolidamento e rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale delle imprese femminili. Il Punto 3 infine è dedicato a programmi e iniziative per la diffusione di cultura imprenditoriale femminile e programmi di formazione e orientamento verso materie e professioni in cui la presenza femminile è ancora marginale”.