La tragica morte del poliziotto "no vax" che aveva sottovalutato il Covid
Nel mese di luglio era in trasferta all'hotspot di Taranto. E lì aveva contratto il virus... ma lui aveva deciso di non vaccinarsi.
Era in servizio temporaneo a Taranto, all'hotspot che ospitava, in quel momento oltre 300 migranti. Proprio in quei giorni era scoppiato un focolaio che aveva fatto registrare 33 positivi. Tra questi anche lui, Candido Avezzù, poliziotto 58enne nato a Venezia (ma residente a Jesolo), in servizio nel reparto mobile di Padova, che aveva deciso di non vaccinarsi perché si sentiva più forte di quel nemico invisibile. E' stata la sua ex compagna di vita a raccontare al Corriere le sue convinzioni che l'avevano portato a sottovalutare il Covid.
Si riteneva più forte del virus
Come riporta prima Venezia, non si era vaccinato perché si riteneva più forte del Covid. Ed era partito così, con questa convinzione verso l'hotspot di Taranto, la struttura che accoglie i migranti, affrontando un imponente focolaio. Focolaio che non l'ha risparmiato: Candido Avezzù, infatti, poco dopo, è risultato positivo insieme ad altre 33 persone. Quando l'aveva scoperto, il 28 luglio, aveva cercato di ironizzare, di allentare la tensione. Poi, però, era stato trasferito a Dolo e poi in terapia intensiva a Mestre.
"Non è un posto dove passare le vacanze - aveva scritto su Facebook - spero di andare a casa stamani".
Le sue condizioni di salute, inizialmente, non avevano destato particolare preoccupazione, tanto che lui stesso, il 10 agosto, aveva commentato, ancora una volta con ironia. Poi, però, la situazione è precipitata e l'agente di Polizia di 58 anni è morto per quel nemico invisibile che aveva sottovalutato. Avezzù, come detto, aveva prestato servizio a Taranto insieme alla sua squadra dal 13 al 23 luglio. Quattro giorni dopo era risultato positivo.
I sindacati di polizia avevano denunciato il pericolo della missione all'hotspot, chiarendo che il tema degli sbarchi, in piena pandemia, avrebbe provocato delle conseguenze drammatiche. Dramma che lui, Avezzù, ha cercato di prendere sempre con ironia, fino a quell'ultimo post, quando stava per essere trasferito in terapia intensiva: "Entro in terapia intensiva - aveva scritto - Sulla lapide lo scudetto del 2 grazie", facendo riferimento al secondo reparto mobile, quello al quale apparteneva. Domenica, poi, è morto a causa della polmonite Covid che gli ha distrutto i polmoni.
Messaggi di solidarietà, subito dopo aver diffuso la notizia della sua morte, sono arrivati, ovviamente dai colleghi, dagli amici di sempre e anche da esponenti del mondo politico nazionale, che hanno sfruttato il tragico fatto di cronaca per criticare la gestione degli sbarchi dei migranti nel periodo pandemico.