Pensionati

Prevenzione, rilancio della sanità territoriale e invecchiamento attivo: "Solo così una vera Festa per anziani e nonni"

Nel 2050 gli over 65 saranno un terzo della popolazione: serve programmazione da oggi. Ecco i dati in Veneto.

Prevenzione, rilancio della sanità territoriale e invecchiamento attivo: "Solo così una vera Festa per anziani e nonni"
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Alla vigilia della Giornata internazionale delle persone anziane e della Festa dei nonni (1 e 2 ottobre), il punto sulle cose da "aggiustare" oggi, pensando alla terza età di domani.

Prevenzione, rilancio della sanità territoriale e invecchiamento attivo: "Solo così una vera Festa per anziani e nonni"

Siamo alla vigilia della Giornata internazionale delle persone anziane (1 ottobre) e della Festa dei nonni che si celebra in Italia (2 ottobre), due ricorrenze che accendono i riflettori sul ruolo nella società e sulle condizioni di questa fascia della popolazione, spesso messa ai margini.

«È il secondo anno che celebriamo queste giornate nel contesto della pandemia da Covid-19, alla quale gli anziani hanno pagato un tributo più alto di altri in termini di vite e di qualità della vita», considera Tina Cupani, segretaria generale Fnp Veneto, «vorremmo un regalo dalle istituzioni. Chiediamo un cambio di rotta nella programmazione politica, sociale e sanitaria pensando agli anziani e ai nonni di oggi, ma soprattutto di domani, perché saranno un terzo della popolazione di cui moltissimi over 80. I fondi del PNRR sono un'occasione unica con obiettivi ambiziosi: non sprechiamoli».

LE TABELLE CON I DATI REGIONALI E PER PROVINCIA

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La pioggia di miliardi in arrivo dall'Ue, infatti, può e deve essere incanalata in politiche lungimiranti, altrimenti fra 30 anni avremo la stessa situazione di oggi: una aspettativa di vita che resta alta nonostante l'impatto del Covid (84 anni per gli uomini e 87 per le donne) e che si accompagna, però, all'aggravarsi di problemi di salute cronici e un aumento della non autosufficienza, con costi insostenibili per le famiglie. Inoltre, una limitata inclusione degli anziani nella vita culturale e sociale, che è correlata al fatto che la maggior parte percepisce pensioni basse, cosa che penalizza in particolare le donne.

I numeri in Veneto

Oggi in Veneto ci sono 1 milione 140mila anziani, di cui circa il 32% over 80. Nel 2050, secondo le previsioni Istat, i veneti over 65 saranno oltre 1 milione e 650mila, con quasi il 42% di grandi anziani. Sempre l'Istat calcola che in Italia, al 2019, il 52% degli anziani (circa 7 milioni) presenta multimorbilità; 3,8 milioni hanno una grave riduzione dell'autonomia; 1 milione ha bisogno di assistenza totale.

Proprio queste fragilità hanno determinato la loro particolare esposizione al Covid. Covid che, in un circolo vizioso, imponendo un blocco della sanità ordinaria ha provocato un'imponente riduzione delle prestazioni aggravando le situazioni in essere.

«Questi numeri ci dicono tre cose», elenca Cupani, «è essenziale impiegare risorse nella prevenzione, perché le malattie croniche cominciano a comparire ben prima della terza età. È fondamentale ripensare a tutto il sistema dell'assistenza ai non autosufficienti: abbiamo visto che la residenzialità non può essere l'unica via. E lo strumento principale deve essere il rilancio della sanità territoriale, con gli organici riportati a regime e un'organizzazione vicina al paziente».

"Serve un cambio di paradigma"

In prospettiva, inoltre, è necessario un altro cambio di paradigma: pensare agli anziani non solo come soggetti da assistere, ma come soggetti da coinvolgere attivamente nella società. Il rapporto Bes 2020 dell'Istat (Benessere equo e sostenibile in Italia) riporta che solo il 9,5% degli over 65 fa volontariato, mentre il 22,3% è coinvolto in attività di partecipazione sociale (culturali, ricreative, sportive etc.). Anche se qui la percentuale scende drasticamente al 7,7% considerando i soli over 75.

«La soluzione è la promozione dell'invecchiamento attivo», continua ancora la segretaria dei pensionati Cisl, «in Veneto la programmazione è appena ripartita col nuovo bando triennale da un milione di euro della Regione: ci aspettiamo progetti che rendano gli anziani protagonisti del loro tempo».

Una terza età dignitosa, infine, richiede anche risorse adeguate per viverla. Se il mercato del lavoro non diventa più inclusivo, coinvolgendo giovani e donne, con retribuzioni adeguate e non discontinue, in Veneto avremo in futuro la stessa fotografia di oggi: su 1 milione e 270mila pensionati veneti, il 53% percepisce una pensione bassa, fino a 1.500 euro lordi al mese. Percentuale che aumenta al 68% se consideriamo le sole donne. «Una riforma strutturale del sistema previdenziale è urgente», conclude Cupani, «per garantire a chi è in pensione o ci sta andando un assegno che mantenga nel tempo il suo potere d'acquisto, e per consentire ai giovani di programmare il loro futuro».

Insomma, alla vigilia delle due giornate dedicate agli anziani e ai nonni, la vera sfida per le istituzioni è creare una volta per tutte un sistema affinché si arrivi alla terza età nelle migliori condizioni di salute possibili, fisiche e mentali, e con risorse per vivere questa stagione in modo dignitoso.

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